Ricercatrice individua nell’aloe una cura per alcuni tipi di cancro ma mancano risorse e i brevetti sono finanziati da famiglie di malati

Teresa Pecere (nella foto), ricercatrice dell’Università, con cui ha un contratto di collaborazione, ha scoperto che una molecola naturale, l’Aloe-Emodin (AE) che si trova nell’aloe e nel rabarbaro,...
PD 29/05/2000 GM ISTITUTO DI MICROBIOLOGIA, CONF. STAMPA PER LA PRESENTAZIONE DI UNO STUDIO SU MOLECOLA ANTITUMORALE ANNA SANDRI DOTT.SSA PECERE
PD 29/05/2000 GM ISTITUTO DI MICROBIOLOGIA, CONF. STAMPA PER LA PRESENTAZIONE DI UNO STUDIO SU MOLECOLA ANTITUMORALE ANNA SANDRI DOTT.SSA PECERE

Teresa Pecere (nella foto), ricercatrice dell’Università, con cui ha un contratto di collaborazione, ha scoperto che una molecola naturale, l’Aloe-Emodin (AE) che si trova nell’aloe e nel rabarbaro, potrebbe curare alcuni tipi di cancro, ma a causa della scarsità di risorse pubbliche, i suoi brevetti vengono sostenuti dai familiari dei malati. Laureata in scienze naturali e botanica e specializzata in biologia molecolare e cellulare, ha depositato insieme a Giorgio Palù e Modesto Carli, due brevetti internazionali sull’attività AE, acquistati dall’Università. Ma mantenerli costa quasi 20 mila euro l’anno e l’ateneo si trova in ristrettezze. Sono quindi i privati cittadini, spesso persone colpite dal cancro o familiari, a sostenere i brevetti che intanto producono risultati incoraggianti. Nel 2000 la rivista Cancer Research rivela che AE è in grado di colpire tumori come il neuroblastoma. Ma successivamente si scoprono effetti positivi anche su melanoma, carcinoma di Merkell e diversi tipi di tumore al polmone. Ma mentre la comunità scientifica si domanda se AE possa essere la nuova arma contro il cancro, per presentare il dossier al ministero e avviare i trial clinici sui pazienti è necessario condurre studi preclinici e produrre il farmaco, una fase molto costosa per cui un’avvocatessa di Roma si è impegnata a raccogliere 1,5 costituendo una onlus. Ma ne servono almeno il doppio. Sulla questione è intervenuto anche il M5S che ha domandato come mai, malgrado gli efetti riscontrati, AE non sia ancora stato adottato nelle strutture pubbliche come terapia.

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