«Ricoprite quegli scavi». Appello per gli Scrovegni

PADOVA. L’atto d’accusa arriva dalle pagine del supplemento domenicale del «Sole 24 ore» ed è a firma di Chiara Frugoni, storica ed esperta di medioevo. «Scrovegni scavati e impacchettati – ha scritto – C’è un silenzio colpevole di coloro che dovrebbero agire per vigilare sulla cappella. È un tesoro inestimabile che invece viene continuamente minacciato da improvvide iniziative e dalla mancanza di una concreta tutela».
Ma a cosa si riferisce l’esperta di storia dell’arte? Si tratta degli scavi archeologici che hanno accompagnato i lavori di restauro dell’Arena romana (decisi dalla precedente amministrazione). Scavi che da alcuni mesi sono stati ricoperti da teli. Una situazione che è stata denunciata alcune settimane fa sul mattino dall’architetto Fernando De Simone. Che adesso, confortato dall’autorevole supporto, torna alla carica: «La copertura con un telo bianco e materiale sabbioso ad una decina di metri dalla Cappella è pericolosa – spiega – Viene ridotta la naturale respirazione del terreno e si svilupperanno rapidamente funghi e muffe, che potrebbero danneggiare i reperti. Nelle zone non coperte invece aumenterà la penetrazione di acqua meteorica inquinata, che arriverà più velocemente alle già minate fondamenta degli Scrovegni».
L’equilibro della situazione idraulica dell’area è molto delicato e gli affreschi sono continuamente monitorati perché qualsiasi mutamento dello status quo potrebbe portare a rischi per il capolavoro di Giotto. «Da mesi diciamo di chiudere e interrare quello scavo. Che tra l’altro è stato totalmente inutile perché quel terreno era già stato “indagato” e non si poteva aggiungere nessun dato di novità – sottolinea Giuliano Pisani, docente e autore de “I volti segreti di Giotto”, best seller che ha fatto riscoprire gli affreschi – Piuttosto sarebbe stato importante fare un’indagine sulle fondazioni della cripta e dell’abside. Adesso bisogna prendere in mano la situazione: va verso l’autunno e le piogge».
Ad inserirsi nella polemica ci pensa il consigliere di RiFare Padova (transitato ad Azione riformista) Antonio Foresta: «Nel gennaio dello scorso anno, quando era senatore, Bitonci fece un’interrogazione al ministro dei beni culturali, dimostrando interesse e attenzione al tema – racconta – Ma da quando è diventato sindaco se ne è completamente disinteressato, senza mettere in atto nessuna azione per difendere uno dei capolavori per cui Padova è conosciuta in tutto il mondo». Una lettera di sollecito al sindaco è stata inviata anche da Sergio Costa, degli Amissi del Piovego.
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