Rifiuti, droga e buche «Parco dei Giacinti lasciato nel degrado»

Protesta alla Madonna Pellegrina: «Situazione insostenibile segnalato più volte il problema ma nessuno è intervenuto»
Di Elvira Scigliano

MADONNA PELLEGRINA. Il parco dei Giacinti, in via Comino, 18mila metri quadrati completamente aperti, è alla mercé di spacciatori e tossicodipendenti; vittima di giovani vandali che bevono, fumano spinelli e lasciano sporco, fregandosene se l’indomani i loro rifiuti daranno l’accoglienza ai bambini.

Da alcuni mesi, al pomeriggio, arriva anche un gruppetto con una scorta di birre e vino in cartoccio e il risultato è, ancora una volta, tanta sporcizia. Infine c’è anche l’angolo prostituzione che, al calare della notte, ospita auto e amplessi a pagamento. In una cornice tenebrosa per l’insufficienza dei punti luce che, oltrettutto, si fermano al vialetto, lasciando completamente nell’ombra l’area cani che è alla fine del parco. Non sembra interessare che lo spazio dedicato a fido sia molto frequentato, né che i padroni si autogestiscono con i turni nel rispetto di taglie, “amicizie” e razze. Tant’è. Invece di essere premiati, devono convivono con buche che assomigliano a crateri.

«Ho perso il conto delle telefonate, delle preghiere, delle ramanzine e dei rimproveri verso l’ex assessore e ora gli uffici competenti», riferisce la signora Franca. «Mi hanno sistematicamente risposto che non ci sono soldi. Quindi va bene che due signore siano cadute in queste buche profonde. L’ultima slogandosi il piede tre giorni fa. Va bene che i nostri cani rischiano di ruzzolare rovinosamente mentre rincorrono una palla nella loro area esclusiva. Va bene che una staccionata danneggiata nell’area giochi dei bambini sia stata recintata e lasciata rotta per mesi».

Il parco di Madonna Pellegrina è stato inaugurato nel 2015 e i problemi di un lavoro frettoloso sono emersi subito. «Alla fine del primo anno sono morte 30 piante perché non avevano ricevuto abbastanza acqua», riferisce ancora la signora Franca, che abita in una casa che affaccia nel parco. «L’anno dopo la stessa sorte è toccata a qualche altra decina di piante. L’acqua della fontanella ristagna». «Nell’area cani», aggiunge Chiara, «troviamo di tutto, dai cocci delle bottiglie a resti di bivacchi. La sera, d’inverno, usciamo con una pila per fare luce. Abbiamo chiesto di mettere a posto almeno le buche, fosse anche a spese nostre con cemento a presa rapida, ma ci hanno negato il permesso».

All’inizio del parco, ingresso via Comino, c’è Duna, 55 anni, rumeno, viaggiatore errante sul suo prototipo di bici realizzato da sé con scarti di ogni genere. Per i più è una presenza rassicurante: resta tra le prime panchine ore, osserva, insomma è una vedetta. Per qualche benpensante invece è una presenza da allontanare.

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