«Rimborsi spese e portaborse: ecco i privilegi da tagliare alla casta»

Parla Ugo Trivellato, ordinario di statistica al Bo, componente della commissione Giovannini che ha studiato gli stipendi dei parlamentari in relazione con quelli europei. Ecco le sue considerazioni
20080606 - ROMA - POL - 60/O COSTITUZIONE: FINI, DA STUDENTI UNA SFIDA CHE DA' FORZA. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini (D), con il presidente del Senato, Renato Schifani, durante la manifestazione finale del progetto "Dalle aule parlamentari alle aule scolastiche. Lezioni di Costituzione", questa mattina alla Camera dei Deputati. ANSA/DANILO SCHIAVELLA/DRN
20080606 - ROMA - POL - 60/O COSTITUZIONE: FINI, DA STUDENTI UNA SFIDA CHE DA' FORZA. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini (D), con il presidente del Senato, Renato Schifani, durante la manifestazione finale del progetto "Dalle aule parlamentari alle aule scolastiche. Lezioni di Costituzione", questa mattina alla Camera dei Deputati. ANSA/DANILO SCHIAVELLA/DRN

PADOVA. Ma quanto guadagnano i parlamentari italiani? 20 mila euro lordi al mese, 16 mila o 5000 come ha detto con tono seccato il presidente della Camera Gianfranco Fini, che ha rivendicato l’autonomia del Parlamento nel determinare il trattamento economico, tesi ribadita ieri anche dal premier Mario Monti?

A leggere le cifre allegate al dossier della Commissione sul livellamento retributivo Italia-Europa, presieduta dal professor Giovannini, emerge un dato che nessuno può contestare: i 630 deputati e i 315 senatori guadagnano 3 mila euro al mese in più rispetto ai colleghi tedeschi e francesi. E questa non è l’unica anomalia, perché la casta italiana ha inventato un sistema così complesso che prospera su due anomalie che non hanno riscontro in Europa: i rimborsi spese forfettari per il trasporto pari a 1.331 euro al mese e altri 3.690 euro per le spese di rappresentanza e segreteria, somme destinate ai portaborse, cioè ai collaboratori dei parlamentari.

E chi fa tutto da solo, senza addetto stampa nel collegio? Incassa il top dello stipendio. Pari a 12 mila euro netti: 5 mila di indennità, cui vanno sommati la diaria di 3.503 euro, l’assegno per i portaborse di altri 3.690 e il benefit per i trasporti pari a 1.331 €. E non sono pochi i parlamentari fai-da-te che non versano alcun contributo: il Gruppo Misto ha raccolto molti proseliti dopo la frantumazione del Pdl e solo i parlamentari Pd e Lega rispettano la regola di lasciare quasi 4 mila euro al mese al partito che li ha eletti.

Non è stato quindi facile per la Commissione sul livellamento retributivo Italia-Europa mettere ordine ai parametri per avviare un confronto con le retribuzioni dei parlamentari di Germania, Francia, Spagna, Paesi Bassi, Belgio e Austria. Nel gruppo di lavoro coordinato dal professor Enrico Giovannini, presidente dell’Istat, fa parte anche il professor Ugo Trivellato, ordinario emerito di Statistica all’università di Padova, ed ex preside della facoltà negli anni Ottanta.

Professor Trivellato, la relazione della vostra commissione pubblicata sul sito del ministero della Funzione pubblica ha sollevato molte polemiche: tutto previsto?
«Affatto. Le reazioni di deputati e senatori sono legittime, ma le falsità non sono ammesse: noi lavoriamo gratis. Senza alcun compenso, perchè questo è quanto stabilito dalla legge 111 del 15 luglio 2011. L’incarico ci è stato affidato dall’ex ministro Tremonti e per quattro anni faremo il nostro dovere. Senza timori riverenziali e con grande professionalità perché è ridicolo sostenere che basta consultare Internet per scoprire quanto guadagnano i parlamentari in Europa. La prima scadenza di legge fissata per il 31 dicembre l’abbiamo rispettata, ora c’è quella del 31 marzo quando presenteremo la relazione completa. Purtroppo il dibattito ruota attorno solo all’indennità dei parlamentari, ma il nostro mandato è assai più vasto e delicato. Non ci fermeremo certo qui, perchè l’indagine riguarderà molti organismi dello Stato: Csm, Corte Costituzionale, le Authority, le Agenzie, gli stipendi di altissimi dirigenti dello Stato, i sindaci, i presidenti di Provincia, i consiglieri regionali e i governatori: si tratta di 80-90 mila persone».

Un lavoro molto delicato: si tratta di mettere mano agli stipendi della casta, ne siete consapevoli?
«Certo. E proprio per questo abbiamo utilizzato i criteri con cui l’Ocse elabora i parametri: per stabilire un ipotetico tetto agli stipendi dobbiamo disporre di numeri ufficiali forniti dai Paesi dell’Unione europea».

Partiamo dagli stipendi dei parlamentari: i presidenti Fini e Schifani sostengono che l’ indennità netta si aggira sui 5 mila euro. E’ vero?
«Credo sia più giusto fare la somma di tutte le voci che compongono l’indennità. La vera anomalia italiana rispetto all’Ue si chiama rimborso forfettario per i trasporti e le spese di rappresentanza e segreteria, che voi avete battezzato indennità per i portaborse. In Germania il costo dei collaboratori è a carico dello Stato: si tratta di una spesa considerevole, 14.712 euro al mese. In Francia invece viene aperta una linea di credito per ogni deputato e si paga dopo aver presentato la documentazione delle spese. In Italia c’è la diaria, affidata alla discrezionalità di Camera e Senato, che scatta in egual misura per un deputato che vive e lavora a Roma e per un collega siciliano o veneto che fa il pendolare ogni settimana. Quindi ci sono ampi margini di intervento, soprattutto nei confronti degli assenteisti. E anche le spese di viaggio possono essere riviste: basta passare dal regime forfettario a quello del rendiconto oggettivo».

La commissione ha il potere di formulare anche proposte di indirizzo alla presidenza del Consiglio dei ministri?
«No, affatto. La legge ci affida un mandato di 4 anni per monitorare i costi dell’Italia e di altri 6 paesi dell’ Ue. Non saremo certamente noi a dire come e dove tagliare, ma la fotografia oggettiva è la base per la razionalizzazione della spesa pubblica».

Ma i parlamentari guadagno 5 mila o 16 mila euro al mese? Voi che idea avete maturato?
«Credo sia più giusto parlare di uno stipendio complessivo di 12 mila euro netti, comprensiva dei rimborsi del portaborse. Sappiamo che c’è chi trattiene per sè anche questo benefit, ma è materia sulla quale non possiamo intervenire. Fatti i conti, si può dire che i parlamentari italiani hanno un’indennità base di 3 mila euro al mese superiore a quella dei colleghi Ue. Mentre l’analisi del costo della politica deve tener conto dei numeri delle assemblee elettive: in Italia abbiamo quasi mille parlamentari, in Francia e Germania sono la metà».

Professor Ugo Trivellato, oltre ai costi del parlamento cosa dovete ancora monitorare ancora?
«La legge ci affida un ampio mandato sulle indennità dei sindaci, presidenti di Provincia, governatori e consiglieri regionali. In tutti i 6 paesi Ue analizzati ci sono 4 gradini istituzionali: parlamento, regione, provincia e comune. Stupisce la diversità degli stipendi: un presidente di regione italiano guadagna tra gli 11 e i 14 mila euro netti, che scendono a 5100 in Francia e a oltre 9 mila in Austria. E poi parliamo dei sindaci: chi governa Parigi ha un assegno di 8600 euro, a Madrid sale a 10 mila, che diventano 14 mila a Londra e 12 mila a Berlino. In Italia sono fissati per classe di popolazione: il top è Roma con un’indennità di 10 mila euro al mese per il sindaco. Tutte cifre riportate ieri anche da Repubblica».

Il governo Monti ha proposto l’abolizione della Province, che cesseranno la loro attività a fine legislatura: la situazione in Europa come si presenta?
«Il quadro istituzionale è molto simile. Partiamo dalle Regioni. In Italia sono 21 (con Trento e Bolzano province autonome) 11 in Belgio, 39 in Ger mania, 19 in Spagna, 26 in Francia, 12 in Olanda, 9 in Austria. Passiamo alle Province: 107 in Italia, 429 in Germania, 59 in Spagna e 100 in Francia. Ora ci restano i Comuni: l’Italia ne ha 8.101, 12.379 la Germania, 8.111 la Spagna e 36.683 la Francia che vanta una solidissima tradizione di centralismo. Non sarà certo la nostra commissione ad entrare nel merito dell’abolizionedelle Province, piuttosto daremo un’indicazione completa delle funzioni svolte dai vari organismi istituzionali».

Nella vostra relazione grande attenzione viene poi riservata al confronto dell’assetto del governo, dei ministeri e delle varie Agenzie: di cosa si tratta?
«E’ la parte più delicata del’indagine perchè si tratta di mettere mano agli stipendi di altissimi dirigenti dei ministeri e di Palazzo Chigi. La struttura del governo italiano è in gran parte simile a quello tedesco, francese e spagnolo con la Presidenza del consiglio e 17 ministeri chiave. Non torna invece il rapporto tra altri delicatissimi organismi: Senato, Camera, Corte costituzionale, Csm sono alla base degli ordinamenti di tutta Europa, ma solo in Italia abbiamo il Csm militare, il Consiglio di presidenza della giustizia tributaria e l’analogo per l’amministrativa, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari, per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni e via elencando. Sono 30 importanti istituzioni, con un costo altrettando adeguato».

Professor Trivellato, riuscirete a dimostrare che uno stenografio della Camera guadagna quanto il re di Spagna?
«Capisco lo stupore quando si leggono le analisi di Gianantonio Stella: i suoi numeri sono esatti e noi non li possiamo modificare perché si tratta di materia contrattuale di esclusiva competenza delle Camere. Abbiamo ricevuto però il compito di mettere a confronto gli stipendi dei primi dirigenti dei ministeri d’Italia e d’Europa per affidare poi al governo un dossier equilibrato. Inutile fare nomi e cognomi: basta andare sul sito della Funzione pubbica per scoprire quanto guadagnano. La nostra commissione non coltiva l’antipolitiva, vuole solo fotografare la realtà. Certe critiche sono vergognose e offensive».

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