Riscoperto ponte Altinate Ecco la città sotterranea
Visita speleologica per vedere l’opera che risale al primo secolo avanti Cristo L’assessore Colalsio: «Sito straordinario, cerchiamo di renderlo visitabile»

Tre arcate, 44,4 metri di lunghezza e 7,77 metri di larghezza, tanti rimaneggiamenti e addirittura le fogne che l’attraversano, ma il ponte Altinate è tornato alla luce dopo un lungo oblìo accompagnato dalla convinzione che fosse stato completamente interrato. Non è un ponte qualunque. Prima di tutto perché è di epoca romana, ma anche perché questa preziosa trachite, che si nasconde sotto via Altinate e l’omonima porta, è perfettamente conservata. Inoltre precorre l’ardita progettazione del San Lorenzo, definita dai libri di storia «vero miracolo dell’ingegneria pontiera antica».
Il ponte Altinate è immediatamente precedente o addirittura contemporaneo a quello di San Lorenzo (forse 50-40 avanti Cristo) . Anzi è probabile, secondo gli storici, che l’abbiamo realizzato le stesse maestranze perché sono uguali tecnica di costruzione e materiali. Proprio studiando e facendo esperienza della morfologia del terreno e della sua resistenza alle sollecitazioni dei pesi, quegli uomini poterono progettare l’ardito ponte.
Ieri, insieme ad Andrea Colasio, assessore alla Cultura, a Francesca Veronese, dei Musei civici, e alla squadra di speleologi timonati da Adriano Menin, siamo scesi a una profondità di 5-6 metri dal livello della strada, calandoci attraverso il tombino all’angolo con il negozio la FootLocker. Per scoprire, spiando da un buco sotto terra, che si vedono ancora le acque (ormai un rivolo) che le barche romane solcavano quando le riviere erano un fiume. Tutto nasce dalla curiosità e dalla voglia di toccare con mano del gruppo speleologico Cai “Padova sotterranea” con il Comitato Mura. Ora è il momento delle ipotesi e dei sogni più avveniristici: «Magari una piattaforma, ovvero una sorta di ascensore per rendere visitabile questo straordinario sito» immagina Colasio. Ma prima ancora un piano per svelare la storia: «Si pensava che il ponte fosse scomparso sotto terra, invece è qui e dunque prima di tutto bisogna pensare a un progetto multidisciplinare, consapevoli che in questo sito non è mai stato scavato».
Quello che si può vedere è uno spazio di venti metri per venti, dove c’era un attracco d’acqua che fungeva da scarico merci e magazzino: s’intravedono ancora le scalinate che dalla superficie permettevano di scendere all’emporio. «Chiederò all’assessore alle Manutenzioni Andrea Micalizzi» annuncia Colasio, «di provvedere alla manutenzione delle finestre che danno sulla strada: prima di tutto dobbiamo mettere tutto in sicurezza. Poi bisognerà capire se gli scarichi fognari sono abusivi o meno». Tutto questo per raggiungere il fine ultimo: la valorizzazione di questo scampolo di storia: «Con Padova sotterranea stiamo riscoprendo pezzi profondi di storia: i sotterranei di palazzo della Ragione, il ponte San Lorenzo e ora ponte Altinate». Siamo a solo 296 metri (cioè 200
passus
) dal ponte San Lorenzo. Anche ponte Altinate era “gettato” sul ramo di Medoacus che attraversava la città (
flumen oppidi medium
) e faceva capo ai traffici per la Venezia orientale ed era il naturale proseguimento della via che univa Adria a Padova romana e al suo porto.
Porta e ponte raccontano una storia travagliata: dal fuoco dopo la sconfitta di Ezzelino nel 1256, quando la porta fu espugnata alla ricostruzione qualche decennio dopo fino ai lavori per interrare il Naviglio interno nel 1957. Delle tre arcate interrate, attualmente la prima e la seconda corrono sotto via Altinate, mentre la terza si spinge verso piazza Garibaldi fino all’angolo nord est di palazzo Zaborra, ex magazzini Upim. Non è ancora chiaro quale sia, se la prima o la seconda, l’arcata venuta alla luce grazie ai giovani speleologi come Alberto Ciampalini e Claudio Montagnoli: un’altra ragione per non demordere.
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