Pestato al bar di Tencarola, i due aggressori restano in carcere
I due aggressori, fratelli moldavi residenti a Chioggia, restano in carcere. La famiglia della vittima chiede giustizia per l’inaudita violenza
Restano gravi nel reparto di Terapia intensiva della Neurochirurgia dell’Azienda ospedaliera di Padova le condizioni di Ken Ye, il 27enne cinese titolare del bar La Piazza a Tencarola, aggredito domenica sera da due fratelli moldavi, entrambi arrestati e rinchiusi nella casa circondariale Due Palazzi.
Nel frattempo è stato convalidato l’arresto del moldavo 32enne con residenza a Chioggia, bloccato all’esterno del locale subito dopo l’accaduto (l’uomo resta in carcere), mentre oggi è prevista la convalida del fermo per quanto riguarda il fratello residente a Selvazzano.
L’indagine
Il pm padovano Francesco Lazzeri, titolare dell’indagine, contesta a entrambi i fratelli (per il momento) le accuse di lesioni gravi aggravate dai futili motivi e (solo al 32enne) anche il reato di resistenza a pubblico ufficiale. Ovviamente al momento tutto dipenderà dalla situazione clinica del ferito e dalla sua evoluzione.
L’avvocato Elisabetta Costa assiste il 32enne che, durante la convalida, si è avvalso della facoltà di non rispondere: «Il mio assistito è davvero dispiaciuto e solo il giorno dopo si è reso conto della gravità dei fatti», spiega.
«Di quei momenti non ricorda nulla: era ubriaco e dovrà fare un percorso per restare lontano dall’alcol. È regolare, stimato dall’impresa edile per cui lavora, ha una bella famiglia e un figlio che adora ed è incensurato. Non escludo di fare ricorso al tribunale del Riesame contro la misura del carcere in quanto non è un soggetto che ha avuto comportamenti di abituale violenza nella sua vita pregressa».
Domenica scorsa il 32enne era andato in visita al fratello che vive a Tencarola. I due avevano bevuto (troppo) e, già ubriachi, erano entrati nel bar La Piazza pretendendo di bere ancora. Il diniego del barista Ken ha provocato prima la reazione del 32enne che gli ha sferrato un pugno uscendo dal locale seguito dal fratello; quest’ultimo è poi rientrato e ha colpito la vittima con un pugno molto forte tanto da farlo cadere picchiando la testa. Per due giorni i carabinieri gli hanno dato la caccia e martedì mattina si è di fatto consegnato nel piazzale della stazione di servizio Europam a Battaglia Terme.
La vittima
Dopo l’intervento per l’asportazione di un ematoma sulla parte sinistra del cervello, martedì pomeriggio il giovane è stato nuovamente operato per un sanguinamento. «I medici ci hanno chiamato nelle prime ore del pomeriggio per informarci che il quadro clinico era improvvisamente peggiorato e che era necessario un nuovo intervento», spiega la giovane sorella Chimera Ye.
«Dopo l’operazione per eliminare la perdita di sangue ci hanno detto che dovrà rimanere in coma farmacologico per almeno 10 giorni. Siamo molto preoccupati per le sorti di mio fratello e non riusciamo a capacitarci per quella inaudita violenza che gli è stata scaricata addosso da parte dei due aggressori solo perché Ken, visto che erano ubriachi, si è rifiutato di dargli ancora da bere».
Di fronte a questa situazione non è ancora deciso quando riaprirà il locale: «Il bar lo gestisce mio fratello con i miei genitori – soprattutto mio papà – che non parlano tanto bene l’italiano. Vedremo come evolve la situazione, per ora è drammatica. Ci sono buone notizie, invece, sulle condizioni di salute di papà che, nel tentativo di proteggere mio fratello, era stato coinvolto nell’aggressione. La Tac ha dato esito negativo».
Il Comune
Chimera Ye e la sua famiglia ieri sono stati convocati in municipio dal sindaco di Selvazzano Claudio Piron. «Non sappiamo i motivi», aggiunge la diciottenne. «Speriamo ci aiuti a trovare casa».
La famiglia Ye, intanto, si è rivolta a un legale. A difenderli sarà l’avvocato Marco Destro di Caselle, consigliere comunale di minoranza a Selvazzano.
«C’è una prova evidente della loro pericolosità sociale dei due aggressori», commenta Destro. «Auspichiamo che sia contestato il reato di tentato omicidio vista la violenza dimostrata».
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