Rubato l’eco doppler anti-sclerosi all'ospedale Sant'Antonio
PADOVA. Ladri al Sant’Antonio: ieri mattina è stato scoperto il furto di un eco color doppler dal laboratorio di angiologia dell’ospedale. Il macchinario, piuttosto sofisticato, era utilizzato per le diagnosi sull’insufficienza venosa cronica cerebrospinale nei pazienti affetti da sclerosi multipla, attività legata al cosiddetto “metodo Zamboni” che ipotizza una correlazione tra sclerosi multipla e anomalie venose tra collo e torace. Il software interno al macchinario conteneva i dati raccolti di almeno un centinaio di pazienti seguiti dal dottor Giampiero Avruscio e dalla sua equipe.
Secondo i carabinieri, e la stessa dirigenza dell’ospedale, non si tratta di un furto qualsiasi. Chi ha preso l’eco doppler sapeva cosa cercare nell’ambulatorio di angiologia al piano terra dell’ospedale. Prova ne è che altri macchinari, ugualmente facilmente trasportabili e costosi, non sono stati toccati. Chi l’ha rubato evidentemente sapeva già come piazzarlo nel mercato, con ogni probabilità all’estero.
«L’eco color doppler trafugato» precisa il direttore sanitario Domenico Scibetta, «è grande come una stampante, non è stato troppo difficile trasportarlo. Il furto deve essere avvenuto tra sabato pomeriggio quando sono state effettuate le pulizie nei laboratori e stamattina (ieri mattina, ndr)quando è arrivato il primo medico e si è accorto che mancava. Il valore particolare di questa apparecchiatura» sottolinea il direttore sanitario, «è il software che vi era installato e che consente di monitorare i flussi venosi intracranici, infatti era collegato all’attività di ricerca sulla sclerosi multipla. I ladri hanno rubato anche una delle due sonde in dotazione: il valore complessivo» sottolinea il direttore, «è di circa 30 mila euro. Lo strumento, comunque, non era di proprietà dell’ospedale, ma di una fondazione che lo aveva dato alla nostra struttura in comodato d’uso».
Ieri mattina al Sant’Antonio sono intervenuti i carabinieri per il sopralluogo: «I ladri sono passati per le porte d’emergenza sul retro» conferma Scibetta, «le abbiamo trovate aperte. Ora i carabinieri visioneranno i nastri delle videosorveglianza per vedere se qualche telecamera interna o esterna all’ospedale ha intercettato i ladri».
Il furto non mette a rischio l’attività ordinaria dell’ambulatorio di angiologia: «L’attività diagnostica» assicura il direttore sanitario, «si farà ugualmente con gli altri macchinari in dotazione».
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