Rubavano i soldi a Stato e Comuni per viaggi, auto di lusso e belle donne. Ecco chi è il consulente veneziano arrestato

MARCON.
«Non è che possiamo andare a far serata con una Skoda». Scherzavano al telefono Matteo Fasolo e Gianmario Barban, ma non troppo. Il meccanismo messo in atto per drenare soldi alle casse dello Stato era sofisticato e consentiva di fare la bella vita che non hanno mai nascosto di desiderare. Auto fuoriserie in leasing, belle donne, cene nei migliori ristoranti del Veneto e viaggi in tutto il mondo. Per mantenere un tenore di vita del genere serviva la grana.
Chi è specializzato nei meccanismi di evasione fiscale riesce a nascondere i soldi all’Erario, loro invece avevano messo a punto il processo inverso: il denaro riuscivano a tirarlo fuori proprio dalle casse del Fisco. Al Comune di Bologna hanno spillato 30 mila euro, a quello di Arquà Petrarca 9 mila, sempre 9 mila al Comune di Affi (Verona).
Matteo Fasolo, 46 anni, di Marcon, metteva in campo le sue competenze in materia contabile visto che è un ex commercialista (consulente fiscale dopo essersi cancellato dall’Albo) Gianmario Barban, 35 anni, di Borgoricco, è invece un tecnico informatico. Insieme erano riusciti a mettere le mani su 3 milioni e 700 mila euro, tutti soldi prelevati dalle casse di enti pubblici con il meccanismo della compensazione. «Ora è da approfondire l’aspetto legato al riciclaggio e auto riciclaggio del denaro indebitamente incassato e trasferito all’estero», annuncia il procuratore capo Antonino Cappelleri.
Ieri all’alba i militari della Guardia di Finanza di Padova hanno perquisito le loro case, così come quelle dei quattro prestanome (rappresentanti legali di altrettante società). In tutto gli indagati sono 35 (tra cui la zia di Fasolo e la sorella di Barban), con 60 le perquisizioni tra Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige, Lazio, Puglia e Calabria. Operazione “Pay back”, è stata chiamata. Perché questo era il meccanismo messo a punto da Fasolo e Barban, entrambi agli arresti domiciliari con l’accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato. Dopo due anni di indagine, con intercettazioni telefoniche e accertamenti documentali, i finanzieri hanno scoperto come facevano a fare la bella vita.
Contattavano Camere di Commercio, enti locali e enti bilaterali, con il modello F24 certificavano debiti (che in realtà non esistevano) e vantavano crediti, pure questi inesistenti. Riuscivano così a monetizzare i crediti tributari, li facevano transitavano in vari conti correnti che svuotavano ogni giorno.
Altra tecnica: richiedere compensazioni di crediti erariali fittizi con imposte realmente dovute. O ancora creare falsi crediti Iva in dichiarazione, tramite l’utilizzo di fatture per operazioni oggettivamente inesistenti, cui seguiva la richiesta di rimborso all’ufficio finanziario competente.
Al Comune di Cremona, per esempio, hanno detto di avere un debito per il pagamento dell’Imu, mostrando però subito dopo un credito superiore riferito al “bonus Renzi” che spetta alle aziende con più di 400 dipendenti. Dall’Agenzia delle Entrate di Bolzano sono riusciti a farsi dare quasi 100 mila euro, inducendo in errore il personale. Non a caso l’indagine nasce da una segnalazione della Camera di Commercio di Padova, dove un funzionario si accorge che qualcosa non va.
Non contenti, avevano iniziato a mettere le mani sui soldi destinati alle aziende in crisi per la pandemia. Ben 5 richieste per i rimborsi previsti dal decreto rilancio sono riconducibili alla coppia Fasolo-Barban. Di queste, due sono state incassate: 4 mila euro che si aggiungono a tutto il resto. Gli investigatori delle Fiamme gialle sospettano che i soldi siano stati messi al sicuro in alcuni conto correnti croati. E questo riguarderà la seconda parte dell’inchiesta, che sarà contraddistinta dalla regola base di tutte le inchieste finanziarie: follow the money, segui il denaro. —
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