S. Antonio, dopo un mese la lungodegenza si paga

PADOVA. Stop alla lungodegenza all’ospedale Sant’Antonio e 56 posti letto ospedalieri si trasformano in posti letto di “ospedale di comunità” dedicati all’assistenza per anziani, malati pluripatologici e cronici.
Lo prevede la recente delibera regionale “Piano di attivazione prioritaria delle strutture di ricovero intermedio per il biennio 2018-2019”. Il potenziamento delle strutture intermedie, così chiamate perché fanno da ponte tra il ricovero ospedaliero e il domicilio, è uno dei capisaldi della programmazione socio-sanitaria veneta. A differenza dei reparti ospedalieri, negli ospedali di comunità l’assistenza è garantita dal personale infermieristico con la collaborazione di medici di medicina generale. Inoltre il ricovero è gratuito solo per il primo mese, dopo 30 giorni la somma a carico dei cittadini è di 30 euro al giorno.
La rivoluzione, quindi, si traduce in un rischio di aggravio di spesa per le famiglie con anziani. «I posti letto di comunità non devono sostituire la lungodegenza, così si indeboliscono le specialità dell’ospedale Sant’Antonio», sostiene il consigliere regionale del Pd Claudio Sinigaglia, membro della Commissione sanità. I 56 posti letto di comunità in via Facciolati andranno a sostituire 28 letti di lungodegenza attivi al nono piano e altri posti letto presenti nella palazzina di Ortopedia dell’Azienda ospedaliera (spostati per motivi di spazio, ma di proprietà dell’ex Usl 16). «Sono decisioni che non possono essere prese con delibere di giunta», spiegano Sinigaglia e Orietta Salemi, consiglieri regionali del Pd. «Con questo provvedimento vengono riviste le schede territoriali che, come quelle ospedaliere, sono di competenza della Commissione. L’atto, prima di essere approvato, deve avere il nostro parere. I posti letto degli ospedali di comunità sono all’interno degli ospedali a conferma che sono scelte di programmazione socio-sanitaria e non mera applicazione esecutiva. Vengono modificate le vocazioni e gli obiettivi delle strutture ospedaliere: sono perciò scelte che spettano al Consiglio tramite la competente Commissione. Ho chiesto che questa delibera venga ritirata». All’Usl 6 attualmente sono già attivi 145 posti letto di struttura intermedia (che comprendono ospedali di comunità, unità di riabilitazione e hospice) così suddivisi: 39 a gestione diretta dell’Usl e altri 106 in convenzione con strutture private. Nel biennio 2018-2019 la delibera prevede di attivarne altri 147: 93 a gestione diretta Usl e 54 in convenzione. Tra quest’ultimi ci sono i 56 posti letto di comunità al Sant’Antonio a gestione diretta. «I posti letto di comunità dovevano essere suddivisi tra Oic, Altavita Ira, Villa Maria e Craup di Piove di Sacco», specifica Sinigaglia. «A questo proposito era stata indetta una gara dall’allora direttore generale Urbano Brazzale. Poi sono cambiate le carte in tavola. Il Craup di Piove di Sacco, ad esempio, ha investito denaro per predisporre i lavori di riqualificazione necessari alla certificazione e ora si ritrova tagliato fuori».
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