Sacramenti, il ritorno al passato

Nella terra di mezzo che divide il tempo di una religione strutturata da un nuovo approdo non ancora facile da individuare, cresce una generazione di ragazzi che si allontana dalla chiesa e che contesta la religiosità tradizionale. «Non sono giovani senza dio, semmai ne hanno uno loro. E hanno bisogno di credere»: così li fotografa don Giorgio Bezze, direttore dell’ufficio diocesano per la Catechesi. Su questa domanda la chiesa di Padova ha meditato a lungo. Trovando infine una risposta nel passato. «Come di fronte ad altri grandi temi, tutte le volte che vogliamo ringiovanire dobbiamo tornare alle origini». Così, quasi in silenzio, si è compiuta una piccola rivoluzione nel percorso di iniziazione cristiana. E domani, nella veglia pasquale, in 97 delle 459 parrocchie della diocesi, centinaia di ragazzi riceveranno insieme la prima comunione e la cresima.
Come si è arrivati a questo e perché? «Abbiamo ripensato il percorso di coinvolgimento dei giovani, prendendo atto che dopo il battesimo o comunque dopo la cresima c’era un allontanamento sempre più netto», racconta don Giorgio. «Il catechismo non funzionava più. La formula dell’aula con un maestro, un libro, una classe era superata. Anche perché sempre più spesso un ragazzino che arriva in parrocchia non ha fede». Il catechismo - descolarizzato e sviluppato in un tempo disteso che comprende il gioco - è diventato dunque un’esperienza di vita cristiana, di carità, di inserimento in una comunità. L’ascolto della parola, la celebrazione dei riti, le attività sono state ripensate su misura per i bambini, cancellando anche il concetto per cui i sacramenti - prima la comunione e poi la cresima - sono il traguardo di un percorso di crescita. «In questo cammino», prosegue don Giorgio Bezze, «c’è anche un risveglio della fede degli adulti. Le famiglie dei ragazzi sono coinvolte, partecipano a cinque o sei incontri durante ogni anno, così per loro c’è un nuovo inizio di vita di fede. Importante soprattutto perché è in casa che la fede cresce e si insegna ai figli».
La diocesi, in tutto questo, si fa carico anche della formazione dei catechisti ma anche degli “accompagnatori” adulti che guidano i genitori verso la riscoperta della fede. I numeri sono impressionanti: negli ultimi quattro anni sono 2.700 le persone coinvolte nei corsi tenuti nelle parrocchie. Tornando alle origini e alla forma di ricevimento dei sacramenti che era rimasta prerogativa dei catecumeni (dopo i 7 anni di età, si ricevono già tutti i sacramenti insieme, dal battesimo alla cresima), la chiesa riscopre così antiche simbologie. E la stessa veglia che si celebra domani notte nelle parrocchie - e in cattedrale con il vescovo - torna ad avere la forma del suo antico rito. «La fede lentamente torna a essere una scelta, matura, adulta, fatta dai ragazzi e dalla loro famiglia», conclude don Giorgio. «Dal cristianesimo dell’obbligo si va verso quello della consapevolezza. Qualcuno rinuncia, c’è chi ritira i figli. Ma chi resta fa una scelta forte, responsabile. E in comunità che nel frattempo sono diventate molto più vive». Il bilancio è già positivo, l’anno prossimo il numero delle parrocchie coinvolte raddoppierà. E quella di domani per i ragazzi che prendono i sacramenti non sarà una festa di addio alla chiesa, ma la tappa di un cammino assai più lungo.
Cristiano Cadoni
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