Sala operatoria extra e 24 posti letto: in Azienda ospedaliera a Padova nasce la Chirurgia d'urgenza

PADOVA. Arrivano a bordo di ambulanze lanciate a tutta velocità o su barelle trasportati da altri reparti, vittime di gravi traumi o di improvvisi aggravamenti, tutti diretti in sala operatoria. Ogni minuto è prezioso. Ma fino ad ora, per ognuno di loro che giungeva in Azienda ospedaliera per essere sottoposto a un’operazione chirurgica urgente, un altro paziente che si apprestava ad affrontare un intervento delicato, forse un trapianto, rischiava di sentirsi dire «mi dispiace, dobbiamo rimandare». Un nodo su cui si incrociavano pericolosamente destini che invece da lunedì si divideranno definitivamente con la nascita della Chirurgia d’urgenza, guidata dal professor Stefano Merigliano: a quel punto, ogni paziente avrà sempre la certezza di ricevere le cure più tempestive possibili.
La rivoluzione
Un cambiamento epocale, imbastito su un’ambizione lontana per essere cucito con chirurgica precisione negli ultimi due anni dal direttore sanitario dell’Azienda ospedaliera Daniele Donato e dal direttore del Dipartimento di chirurgia Stefano Merigliano, strateghi dell’operazione anche se, sottolineano entrambi, «questo è il frutto di un grande lavoro di sintesi, poiché non realizzi un’operazione così complessa e innovativa senza la collaborazione di tutti. È una rivoluzione che va verso il cittadino». E, aggiunge Merigliano «forse in parte questa flessibilità, la capacità di fare squadra, la dobbiamo anche all’effetto Covid che ci ha costretti a ragionare in modo diverso».
I dati dell’attività chirurgica dell’Azienda, va da sé, sono impressionanti: ogni anno nella cittadella ospedaliera vengono effettuati interventi per oltre 100 mila ore nelle 53 sale operatorie (compreso il Sant’Antonio), per un totale di più di 50 mila interventi. In questo sistema, l’attività chirurgica d’urgenza fino ad oggi veniva gestita con rotazioni quotidiane nelle tre chirurgie generali dirette rispettivamente da Romeo Bardini, Salvatore Pucciarelli e dallo stesso Merigliano, chiamati a gestire in media 7-8 emergenze al giorno, tra quelle in arrivo dall’esterno e quelle tra i ricoverati. Con tutte le complicazioni del caso, a partire dallo slittamento degli interventi di elezione e la relativa difficoltà di riprogrammarli, soprattutto in caso di operazioni che coinvolgono più equipe, fino alla difficoltà di gestire sale operatorie, posti letto e passaggi di consegne nelle rotazioni. Nasce così non un reparto nuovo, quindi, ma una sorta di costola delle tre chirurgie, ottenuta riorganizzando, riunendo e pertanto ottimizzando il servizio. Migliorandone la vocazione: «Comporterà vantaggi a tutta l’organizzazione, con la garanzia di assicurare date certe ai pazienti in attesa di un intervento programmato» assicura Donato.
Il servizio
Da qui la decisione di convogliare tutta l’urgenza chirurgica in un’unica sala operatoria dedicata al primo piano del Policlinico cui, dopo un’osservazione di quattro anni, sono stati dedicati 24 posti letto al sesto piano, ovvero in Clinica chirurgica 3 che sarà la testa del progetto. «A lungo abbiamo cercato di tararci sulla gestione non programmabile di eventi non prevedibili» spiega Merigliano «ma erano variabili troppo complesse e molto sbilanciate a seconda dei giorni e avevano ricadute pesanti sull’organizzazione del lavoro».
Nella sala dedicata saranno impiegati complessivamente 18 chirurghi, professionisti scelti in base alla spiccata vocazione per l’urgenza: un gruppo sempre più specializzato, attivo H24, eventualmente integrato nel tempo secondo la filosofia del “learning by doing”. Ogni turno sarà composto da uno specializzando, un chirurgo di prima fascia (solitamente under 40) e un anziano. Il team sarà coadiuvato, inoltre, da un gruppo di anestesisti dedicato.
La chirurgia si occuperà della traumatologia d’urgenza, ovvero i danni provocati da incidenti e di patologie acute infiammatorie (ad esempio appendiciti acute, diverticoliti acute e perforazioni dell’intestino).
Questa squadra coordinerà inoltre le alte specializzazioni chirurgiche nell’ambito di casi molto complessi che richiederanno, attorno al tavolo operatorio, team diversi; infine fornirà un servizio di hub aggiuntivo e potenziato agli ospedali territoriali.
Una volta a regime, in questo reparto gli specializzandi faranno a loro volta un’esperienza formativa di sei mesi.
«Ogni anno» conclude il direttore sanitario dell’Azienda «vengono effettuati 100-120 trapianti di fegato che possono durare anche 10-12 ore. Questa iniziativa darà quindi una risposta importante a interventi come il trapianto epatobiliare e del rene, che una volta programmato non dovrà più slittare per lasciare spazio alle urgenze».
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova