Sala slot rapinata, dipendente fra i complici

C’era un basista nella rapina – che quindi rapina non è, ma furto aggravato – alla sala slot Las Vegas di Mestrino. È l’impiegato della stessa struttura che si era accordato con uno dei malviventi. Si tratta di Alberto Campagnolo, 47 anni, proprio colui che era stato legato con delle fascette da elettricista durante il colpo del 22 settembre scorso fruttato quasi 8 mila euro in contanti, solo in parte ritrovati. I carabinieri della stazione di Mestrino, coordinati dal luogotenente Vincenzo Polizzotto e dal capitano Martino della Corte hanno smascherato il sodalizio criminale. L’inchiesta è stata condotta dal pm Roberto Piccione. Nelle ultime ore è finito in carcere Giovanni Sicilia, 40 anni, residente a Padova: lui si era accordato con Campagnolo per compiere il colpo e dividere il bottino. Il 7 ottobre scorso era finito in carcere Enrico Berto, padovano di 61 anni, pregiudicato. Entrò indossando il casco insieme proprio a Sicilia rubando l’incasso. Fuggirono in scooter, ma vennero ripresi dalle telecamere della videosorveglianza, le cui immagini si sono rivelate fondamentali all’identificazione dei due rapinatori. Berto, pressato dagli investigatori ha vuotato il sacco, permettendo di ricostruire il tutto. Particolari che hanno trovato riscontro. I due malviventi erano entrati proprio nel momento in cui Campagnolo stava contando i soldi dell’incasso giornaliero. Lo scooter utilizzato dai due è stato identificato e il suo padrone l’aveva prestato ad un certo Mauro, che si è scoperto essere Berto.
conosciuti al bar
Nell’interrogatorio di garanzia Berto ha raccontato di aver conosciuto Sicilia al bar Esso di Chiesanuova. Quest’ultimo gli propose di compiere la rapina alla sala slot, raccontandogli pure del “gancio”. Berto, oppresso da problemi economici ha preso la palla al balzo visto che l’ipotetica cifra da rapinare era di 90 mila euro, da dividere per tre. Inizialmente il colpo doveva essere la Vlt di Limena ma poi ci si è indirizzati su Mestrino. Il colpo doveva essere fatto il 20 settembre, ma la banda rinviò, c’erano troppi clienti. La domenica seguente il colpo va in porto. Campagnolo dà l’okay. Sicilia ha con sè una pistola giocattolo e un taser. A colpo terminato Berto e Sicilia si erano divisi il bottino, bisognava fare tre parti uguali. Avevano nascosto pistola e taser in un campo di grano vicino a casa di Berto. Il giorno seguente il campo viene trebbiato. Agli atti d’indagine ci sono anche diverse intercettazioni telefoniche che dimostrano la tresca. C’è il riscontro dei numeri di telefono, vengono trovati i caschi, tutto coincide. Campagnolo viene denunciato a piede libero ma ha l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. I tre verranno accusati anche di simulazione di reato. –
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