Saldi invernali, un flop: «Tanto vale non farli e liberalizzare tutto»
Confesercenti: «Il 52,6% dei commercianti ha visto meno introiti rispetto al 2023». La proposta di Ascom e Federmoda: «Tavolo in Regione per cambiare le norme»

Un fallimento tale che tanto varrebbe abolirli, e lasciare ciascun commerciante libero di scontare la merce in vendita quando e come vuole. In una parola: liberalizzazione. A tre giorni dalla fine dei saldi invernali (in Veneto estesi dal 4 gennaio al 28 febbraio) le associazioni di categoria padovane tracciano un bilancio e traggono le proprie conclusioni.
Da un’indagine condotta da Confesercenti del Veneto Centrale su un campione di commercianti del Padovano emerge che nel 52,6% dei casi nel periodo di svendite appena concluso sono diminuiti guadagni e visitatori rispetto all’anno precedente. I maggiori incassi si sono registrati durante la prima settimana secondo il 42,1% delle risposte, mentre per il 26,3% soltanto in chiusura. Quanto a vendite, Confcommercio Padova registra invece un gennaio in linea con quello del 2024, e però un febbraio peggiore.
Inflazione e tempistiche
Quasi la metà degli interpellati trova i saldi, in definitiva, insoddisfacenti. Le cause sarebbero da ricercare nell’inflazione e nelle tempistiche errate.
È diminuita la capacità di spesa delle famiglie e – nell’analisi Confesercenti – le piccole medie imprese sono costrette a subire le scelte commerciali imposte dai grandi marchi. Inoltre, le scontistiche costanti inaugurate d’inverno dal Black Friday di novembre, vanificano l’attrattiva che il saldo di fine stazione riesce ad avere sul cliente.
Garantire il rispetto del calendario regionale è tra le prerogative evidenziate dal presidente di Confesercenti del Veneto centrale Nicola Rossi: «Questo consentirebbe di tutelare il commercio durante il periodo natalizio, evitando distorsioni nel mercato», nota.
Liberalizzare le svendite
«È una battaglia di retroguardia posticipare i saldi, l’unica soluzione è liberalizzarli». Lo dice schietto, Riccardo Capitanio, presidente Federmoda (Confcommercio Veneto). «Che ognuno faccia le proprie promozioni, con il commercio digitate scardinato da qualsiasi calendarizzazione, posticipare la stagione dei saldi invernali per salvare il Natale è un’illusione».
E ancora: «Non possono essere gli sconti a salvare la stagione tanto più se ormai durano tutto l’anno». Aggiunge un elemento ulteriore Linda Ghiralando, presidente della Federazione italiana settore Moda, per cui «l’anticipo eccessivo delle svendite altera il naturale ciclo delle vendite stagionali».
Se vale l’assunto per cui “tutto è uguale a niente”, il ragionamento di Capitanio mira di fatto ad abolire i saldi, almeno così come li intendiamo oggi. Il suo invito, più in generale, è a prendere atto che il mondo del commercio al dettaglio è cambiato, che offre infinite opportunità d’acquisto sempre disponibili online, a prezzi imbattibili, e che il cliente «va conquistato con tecniche di vendita più dinamiche, accattivanti». Il delegato Federmoda evidenzia poi, rispetto alla logistica nel territorio, i nodi irrisolti dei centri storici: «Pochi parcheggi e non economici».
Un tavolo in Regione
A sentire il presidente Confcommercio Veneto Patrizio Bertin: «I saldi sono solo momenti mediatici importanti, ma oramai lasciano il tempo che trovano: il risultato è abbastanza deludente». Ed ecco che allora permettere a ogni commerciante di gestirsi in autonomia le promozioni sulle collezioni in vendita ricreerebbe una sana concorrenza: «Chi fa bene l’imprenditore può così raggiungere buoni risultati».
La decisione spetta alla politica: «Ho proposto a livello regionale di pensare a come introdurre formule nuove. Per far vendere più agilmente il prodotto a fine stagione, quindi smerciare e rinnovare il magazzino – spiega Bertin – Serve istituire un tavolo regionale per rinnovare il sistema che è arretrato».
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