Sale parto unite, protesta la Cgil

Sit-in davanti alla clinica: «Puerpere non garantite, servono metodi condivisi»

L’unificazione delle sale parto della Divisione (Azienda ospedaliera) e della Clinica (Università) indigna la Cgil che, insieme all’associazione Centro Veneto progetto donne, Studenti universitari e Se non ora quando, ieri mattina ha picchettato l’ingresso della Clinica in via Giustiniani. «L’unificazione riunisce in un unico padiglione i reparti di degenza, il nido unico, le sale parto e il pronto soccorso», attacca Alessandra Stivali (Cgil), «le mamme partoriscono in Clinica ma poi vengono trasferite con il bimbo in Divisione percorrendo il corridoio sotterraneo freddo e con l’amianto». Presente anche il consigliere regionale dem Claudio Sinigaglia che si è impegnato a portare le istanze delle mamme alla direzione dell’ospedale. Per capire meglio quali sono i disagi delle donne basta ascoltare la storia di una giovane mamma: «Ho dovuto abortire non per mia scelta ma perché il feto non aveva futuro», racconta tra le lacrime con in braccio il suo piccolo maggiore, di 18 mesi. «Siccome ero alla 14ma settimana mi hanno negato il raschiamento provocandomi il parto, almeno finchè le mie condizioni non si sono aggravate e allora hanno optato per l’aborto terapeutico. Di fronte a me una dottoressa obiettrice e una freddezza umana che non si è impietosita nemmeno di fronte alla mia sofferenza ed alle mie suppliche. Le sale travaglio condividono un solo bagno per corridoio (circa 30 persone) con un’igiene scarsa e nella medesima camerata, io che stavo perdendo mio figlio, ho dovuto condividere la camera con mamme felici». «Non c’è garanzie per le puerpere», rincara Paola Fungenzi, Cgil, «di scegliere tra un approccio naturale (della Divisione) ad uno più medicalizzato (della Clinica) dove i cesarei sono molto più diffusi e si tende ad indurre il parto: è necessario un metodo condiviso». Per l’Azienda ospedaliera, invece, l’obiettivo della fusione è quello di migliorare il servizio alle pazienti attraverso una più razionale dislocazione delle attività. (e.sci.)

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