Salvini al bancone del bar e la Società italiana di psichiatria

Il vice premier ha annunciato di voler mettere la mano a "certe riforme", riferendosi alla legge 180 che ha chiuso i manicomi

Come consuetudine. E cioè come si trovasse al bancone del bar a parlare a ruota libera dopo un paio di spritz. Buttando là brandelli di ragionamenti superficiali che se si perdonano in bocca a Bepi che dopo una giornata di lavoro si rilassa sotto svariate ombre, non sono ammissibili per un uomo di governo. Ai massimi livelli. Vicepremier e ministro dell’Interno.

E’ riuscito a prendersela, gettando un sasso che crea onde, con le persone affette da patologie psichiatriche. L’ha detto prima durante il raduno di Pontida e dopo durante la trasmissione In Onda su La7. In Italia sarebbe in atto un’esplosione di aggressioni da parte di pazienti psichiatrici, aggiungendo poi che vorrebbe metter mano a «certe finte riforme che portano il dramma nelle famiglie» facendo l’esempio della «riforma che ha riguardato i malati psichiatrici e ha cancellato le strutture che li curavano».

Non ha aggiunto altro, si può desumere che si riferisse alla legge Basaglia che nel 1978 portò alla chiusura dei manicomi. Per altro sostituiti da altre strutture come i Centri di salute mentale o i centri diurni e i reparti psichiatrici.

La sparata ha fatto saltare la mosca al naso della Società italiana di psichiatria, che ha risposto per le rime. «Gli italiani devono sapere che quella delle aggressioni è una notizia destituita da ogni fondamento: il 95 per cento dei reati commessi nel nostro Paese è attribuibile a persone “normali”», sottolineando che un paziente psichiatrico è assai più probabile che si ritrovi nel panni di vittima che in quelli di carnefice.

E ancora, fondamentale: «Diffondere false notizie come quelle date dal ministro, non fa altro che aumentare paure infondate nei confronti delle persone affette da disturbi psichici, etichettandole ingiustamente ed indiscriminatamente come pericolose, aggravandone il già tremendo fardello dello stigma e della discriminazione». Perché fanno danni le parole da bancone di bar quando a dirle è un vice premier all’Italia intera.

La Società di psichiatria non la manda giù e rilancia tentando di restituire a Salvini il ruolo istituzionale che gli dovrebbe essere proprio: «Il ministro Salvini vuole mettere mano alla psichiatria che ritiene trascurata? Allora si dia da fare per porre fine allo sfascio progressivo di un sistema assistenziale costruito faticosamente in 40 anni che sta andando alla malora per un finanziamento ridicolo che è meno del 3,5 per cento della spesa sanitaria italiana mentre in Paesi come la Francia, Germania, Inghilterra e Spagna si investe dal 10 al 15 per cento. Non abbiamo bisogno di nuove leggi ma di fondi per assumere medici, psicologi, assistenti sociali, riabilitatori per non lasciare sempre più sguarniti di personale servizi che attualmente hanno un deficit di operatori che fa dal 25 al 75 per cento dello standard previsto».

Salvini risponde, magari non dal bancone del bar?

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