San Leopoldo Mandic, intatte parti del cuore e del cervello

I risultati della ricognizione del corpo del santo padovano morto 73 anni fa, ufficializzati oggi, prima della traslazione dei resti a Roma per il Giubileo
La salma di san Leopoldo Mandic ricostruita con tanto di maschera in poliuretano (foto Enrico Cesaro)
La salma di san Leopoldo Mandic ricostruita con tanto di maschera in poliuretano (foto Enrico Cesaro)

PADOVA. Nel convento dei Cappuccini, in Piazza Santa Croce, a Padova, nessuno grida già al miracolo, ma, anche a quanto riferiscono gli addetti ai lavori, i risultati sulla ricognizione del corpo di San Leopoldo Mandic, ora ufficializzati, sono considerati " eccezionali" e, quindi, è stato già deciso di effettuare un ulteriore approfondimento scientifico. In pratica, a 73 anni dalla morte avvenuta il 30 luglio 1942, l'èquipe medica, guidata dal professore Raffaele De Caro e formata anche dai superesperti Paola Scalella, Silvia Chiarelli, Veronica Macchi ed Andrea Porzionato, non si è trovata davanti solo uno scheletro mummificato, come d'altronde tutti si aspettavano, ma ha rinvenuto e catalogato, tra le parti molli, anche una parte del cervello (in particolare microcomponenti degli emisferi cerebrali) ed una parte del cuore.

"Non posso non definire ottimo lo stato di conservazione del corpo di San Leopoldo, la cui ultima ricognizione è stata effettuata, nel 1976, dal professore Virgilio Meneghelli - ha detto il professor De Caro -. Rispetto a 39 anni fa, utilizzando le ultime tecnologie del settore, abbiamo sottoposto i resti del santo ad una Tac, dalla quale abbiamo ricavato 3000 immagini, che, per la prima volta, ci hanno dato l'opportunità di rivisitare, con un'analisi integrata, sia le parti esterne che interne del corpo. Ebbene, con una certa sorpresa, abbiamo verificato che, realmente, sono presenti ancora parti sia del cervello e sia del cuore".

Per il resto la conferenza-stampa, in cui hanno preso la parola il rettore del convento, Flaviano Gusella, il cancelliere della Diocesi, don Tiziano Vanzetto, Raffaele De Caro, Lineo Tabarin, esperto del Vaticano ed il regista Antonello Belluco, è servita a divulgare il programma ufficiale del trasporto di San Leopoldo a Roma e dell'ostensione del suo corpo, nella Basilica di San Pietro, a fianco di quello di Padre Pio, dal 5 all'11 febbraio.

La ricognizione cadaverica e la relativa ricomposizione sono andate avanti per 49 giorni. Dal 12 ottobre al 30 novembre. Il lavoro materiale della ricomposizione e della rimozione del santo in un nuovo sarcofago, in plexiglas, del tutto trasparente, è stato eseguito dallo specialista veronese Lineo Tabarin, lo stesso che ha effettuato lavori simili sia su una parte del corpo di padre Pio e sia sulla salma di don Gnocchi.

Sul volto di Padre Leopoldo è stata realizzata una maschera in poliuretano, partendo da un modello degli anni '60 custodito all'interno del convento, che è stata dipinta a mano anche da due artiste. Una suora, che vive nel convento di San Giuseppe dei Rufi, vicino al duomo di Napoli e la truccatrice teatrale trevigiana Donatella Zancanaro. Addosso al santo, prima di essere risistemato nella tomba, in marmo rosso, che si trova nella cappella del convento, progettata da Guido Visentin, è stato anche cucito un saio nuovo.

Padre Leopoldo sarà trasportato a Roma il 3 febbraio, scortato da un gruppo di carabinieri e sarà esposto in Vaticano dal 5 all'11 febbraio. Sulla strada del ritorno a Padova, molto probabilmente, il corpo del piccolo (era alto solo 1.35 cm), ma grande santo, farà tappa anche in alcuni conventi del centro-sud, dove e' stato ospite negli anni della prima guerra mondiale, tra cui ad Arienzo (Caserta) e Nola (Napoli).

Una volta tornato nel convento di Santa Croce, il santo resterà esposto, nel sarcofago trasparente, per essere visto dai pellegrini, sino al 20 novembre, giorno in cui si chiuderà il Giubileo della Misercordia. "Non è un caso che Papa Francesco abbia voluto l'ostensione in Vaticano di tutto il suo corpo e non della sola mano destra (custodita, a parte, in una teca a fianco della tomba) - ha detto Don Vanzetto, delegato dal vescovo, monsignor Claudio Cipolla, per le celebrazioni di san Leopoldo, il cui convento è stata già classificato chiesa giubilare e, quindi, idonea ad erogare l'indulgenza ai pellegrini alla pari della Basilica del Santo. Come avevano già sostenuto, in più occasioni, anche Papa Paolo VI ed i successori Giovanni Paolo Secondo e Benedetto XVI, anche Francesco considera che San Leopoldo sia il confessore cattolico per antonomasia e, quindi, ha pieno titolo per essere esposto in primo piano anche nella Basilica di San Pietro.

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