Sanpellegrino cede Acqua Vera alla Sicon
San Giorgio IN BOSCO
Nuovi cambiamenti all’Acqua Vera di San Giorgio in Bosco, il gruppo Sanpellegrino – controllato dal colosso internazionale Nestlé – ha comunicato ieri l’intenzione di cedere lo storico marchio dell’acqua minerale ad AQua Vera Spa, che fa capo alla famiglia Quagliuolo, proprietaria di S. I. Con, una realtà specializzata nella produzione di pre-forme in Pet per il mercato delle bibite.
L’accordo prevede l’acquisizione degli stabilimenti di Santo Stefano Quisquina (Agrigento) e di Castrocielo (Frosinone); sorte diversa, invece, per il sito produttivo lungo la Valsugana: Sanpellegrino rimane alla guida dello stabilimento e continuerà a produrre le bibite del Gruppo e proseguirà l’attività di imbottigliamento dell’acqua minerale Vera; tra le parti, infatti, è stato siglato un accordo di co-packing.
«La cessione di Acqua Vera», spiegano dalla storica sede, «rientra nel processo di focalizzazione che permette a Sanpellegrino di concentrare i propri investimenti sullo sviluppo dei brand premium a livello italiano e internazionale». La multinazionale elvetica aveva già provveduto in passato a ristrutturare il proprio portfolio di marchi di acqua minerale in Italia liberandosi di tutti i marchi regionali. AQua Vera Spa, invece, si concentrerà sullo sviluppo del brand «con l’obiettivo di consolidarne la competitività sul mercato italiano». Il nodo principale è il destino dei lavoratori; a questo proposito il cambiamento avverrà «garantendo la piena continuità occupazionale nei due stabilimenti in via di acquisizione». Ad alzare l’attenzione sul piano occupazionale a San Giorgio in Bosco è Francesca Crivellaro, segretaria generale della Flai Cgil di Padova: «Della cessione del marchio Acqua Vera si parlava da mesi e anche i rappresentanti sindacali hanno più volte chiesto notizie in proposito, senza mai ottenerne di ufficiali», osserva la sindacalista, che del passaggio ad AQua ha avuto notizia solo all’ultimo minuto: «Siamo stati informati pochi momenti prima del comunicato formale. Non può non dispiacere che un marchio con quarant’anni di storia passi di mano. Ciò che per noi conta, però, è il futuro dello stabilimento dell’Alta». L’auspicio del sindacato: «A noi risulta che la Nestlè punti molto sulla fabbrica di San Giorgio in Bosco e confidiamo che – sia dal punto di vista produttivo che da quello occupazionale – non ci sia alcuna contrazione. Oggi, come rappresentanti sindacali di tutte le sedi italiane, ci confronteremo con la proprietà e capiremo meglio quali sono le sue intenzioni. In ogni caso, continueremo a batterci dalla parte dei lavoratori». Sulla vicenda interviene anche l’opposizione di UniAmo San Giorgio, con il capogruppo Fabio Miotti e i consiglieri Valentina Campagnaro, Giuliana Lorenzetto e Fabio Zanfardin: «Purtroppo già l’anno scorso avevamo ipotizzato si stesse procedendo verso la vendita del marchio che da sempre è simbolo identitario del nostro territorio: San Giorgio in Bosco perde un altro pezzo della sua storia. Solleciteremo l’amministrazione a farsi portavoce degli interessi della nostra comunità, dalla tutela dell’occupazione diretta a quella dell’indotto, rappresentato da decine e decine di aziende – dai trasporti all’impiantistica – che quotidianamente collaborano con l’azienda». —
Silvia Bergamin
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