Cittadella, sversamenti nell’ex cava San Paolo: scatta il sopralluogo delle autorità

L’architetto Giuliano Basso ha denunciato lo smaltimento irregolare di materiali e liquami, con possibili rischi per la falda freatica e la salute pubblica

Silvia Bergamin
In foto, gli sversamenti nella cava
In foto, gli sversamenti nella cava

 

A Santa Croce Bigolina, nell’area golenale del Brenta, cresce la preoccupazione per quanto sta accadendo all’ex cava San Paolo. Giuliano Basso, architetto e storico attivista ambientale della zona, ha presentato un esposto per segnalare un presunto conferimento irregolare di materiali terrosi e letame di origine animale, con possibili rischi per l’ambiente e la salute pubblica.

La sua denuncia ha portato a un sopralluogo da parte dei carabinieri forestali, del Comune e dell’Arpav, ma restano molte domande senza risposta. Secondo quanto riportato da Basso, «nella cava verrebbero scaricati quotidianamente camion di materiali di varia provenienza: terre dai colori eterogenei, inerti e detriti, che subito dopo verrebbero mescolati e stesi sul fondo dell’area». Un’operazione che, a suo dire, avverrebbe «senza i necessari controlli sulla tracciabilità e sulla qualità dei materiali».

Il timore principale riguarda la vicinanza della falda freatica, «che potrebbe essere compromessa da eventuali sostanze inquinanti presenti nei materiali scaricati».

La normativa è chiara: il conferimento in discarica dei terreni di scavo deve rispettare precise regole, con verifiche sulla provenienza, analisi per escludere contaminazioni e il conferimento in siti autorizzati. Tuttavia, Basso si chiede se tutto ciò stia avvenendo correttamente. «Al cancello d’ingresso non si vedono cartelli che indichino l’esecuzione di lavori di adeguamento agricolo o di altra natura. Nessuna informazione, nessuna trasparenza», afferma con amarezza.

Oltre ai materiali solidi, l’architetto denuncia anche continui sversamenti di liquami, probabilmente di origine animale, che renderebbero l’aria irrespirabile in alcune zone del paese.

«L’odore è una presenza costante che invade la parte ovest dell’abitato, ma sembra non destare particolare attenzione», racconta. Ciò che più colpisce Basso non è solo l’attività in sé, ma l’apparente indifferenza generale. Secondo lui, nessuno sembra accorgersi di quanto accade o, se lo fa, preferisce voltarsi dall’altra parte. «Passeggiatori, pescatori, cacciatori, associazioni, istituzioni: tutti tacciono. Tutti ligi al detto “non ti curar di lor, ma guarda e passa”», denuncia, sottolineando come la paura di esporsi e possibili ritorsioni creino un clima di silenzio attorno alla vicenda.

L’ironia amara di Basso si spinge fino ai cartelli colorati posizionati sugli argini, che raccontano la bellezza del Parco del Brenta e il valore dell’ecosistema fluviale. «Mentre si sversa di tutto, a pochi metri ci sono questi cartelli che sembrano voler raccontare una favola», commenta.

Nel dibattito sulla tutela del territorio si inseriscono anche le scelte delle amministrazioni locali. Basso ricorda che» in passato, con il pretesto della sicurezza, sono stati installati lampioni che hanno alterato la stabilità degli argini e che ora si promettono telecamere per individuare eventuali trasgressori».

Una contraddizione che, a suo avviso, evidenzia «l’incoerenza di chi governa il territorio». «Santa Croce Bigolina è descritta come una delle zone più belle del Comune, ma questa narrazione rischia di diventare un alibi. Qui non può succedere nulla di brutto, altrimenti si rovinerebbe l’immagine della zona. E se succede, basta voltarsi dall’altra parte», afferma con amarezza.

L’architetto si domanda fino a quando questa situazione potrà andare avanti senza che si alzi una voce di denuncia. Nel frattempo, attende risposte dagli enti coinvolti, sperando che il sopralluogo porti a chiarimenti concreti su quanto sta accadendo nell’ex cava San Paolo. 

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