S.Antonio, un ricovero e quattro cartelle cliniche

Un unico ricovero e ben 4 cartelle cliniche. È la denuncia di Susi Tomasin che, recatasi allo sportello dell’Usl 16 per richiedere la cartella clinica della madre deceduta, si è sentita rispondere che non ce n’era solo una ma addirittura 4. E per averle avrebbe dovuto pagare 120 euro perché ogni singola cartella ne costa 30.
«Sono rimasta costernata e me ne sono andata furiosa dopo aver avuto la conferma che la prassi è questa», dichiara Susi Tomasin, farmacista a Treviso con abitazione a Campodarsego «non trovo corretto che in un periodo di ristrettezze economiche anche per la sanità, per cui si vanno a tagliare servizi essenziali, ci si perda in questa burocrazia assurda che moltiplica i costi di una pratica ai danni del cittadino».
Luciana Fantinato Tomasin, la madre di Susi, viene ricoverata nel reparto di Terapia Intensiva e Rianimazione al Sant’Antonio il 3 novembre 2014 alle 01 dopo aver subìto un intervento chirurgico alla testa all’Ospedale Civile di Padova, intervento durato dalle 21 alla mezzanotte del 2 novembre, giorno in cui era precipitata da una scala potando una palma. Il 20 novembre la settantacinquenne deve essere nuovamente operata in Neurochirurgia al Civile, così il Sant’Antonio la dimette. «La sera stessa del 20 mia madre torna al Sant’Antonio e passa nuovamente dall’accettazione», ricostruisce Susi Tomasin, «Il 28 novembre si rende necessario un drenaggio al cervello da farsi al Civile, per cui il Sant’Antonio la dimette. Quando lo stesso giorno vi ritorna, altra accettazione». Il 18 dicembre a Luciana Fantinato dev’essere impiantato un osso cranico e la donna viene dimessa dal Sant’Antonio per essere riportata al Civile. «La sera mamma torna al Sant’Antonio, altra pratica di accettazione. Infine il 20 gennaio viene dimessa definitivamente e trasferita al reparto di lungodegenza dell’ospedale Pietro Cosma di Camposampiero, dove purtroppo muore», continua la farmacista.
L’altro giorno Susi Tomasin è andata all’Usl 16 per richiedere la cartella clinica della madre, voleva informarsi su quelle 10 ore intercorse tra la caduta e l’intervento. «Alla mia richiesta, l’addetto mi ha risposto che trovava una sola cartella clinica a nome di mia madre, con accettazione il 18 dicembre e dimissione il 20 gennaio», racconta Susi Tomasin, «ho fatto presente che era entrata il 3 novembre. Dopo una ricerca mi è stato detto che risultavano 4 cartelle cliniche, una per ogni volta che era rientrata da un’operazione. Mi sono un po’ arrabbiata, perché l’ho trovato paradossale. Fosse rimasta al Civile giorni, avrei capito. Ma è rimasta fuori solo poche ore, il tempo di sottoporsi a un’operazione. Non lo trovo giusto, una persona sta già male per la perdita della madre e si ritrova a dover fare i conti anche con questa incredibile burocrazia. E si costringe il personale a fare lo stesso lavoro per 4 volte facendo poi ricadere il costo sul cittadino. Una cosa inutile e fuori da ogni logica, che non comprendo».
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