Finisce con l’auto nelle acque dell’Idrovia, il fratello: «Così l’ho salvata»

Il drammatico racconto di fratello e sorella, protagonisti dell’episodio a Saonara. Savina Boscaro: «Sono riuscita a chiamare Andrea al telefono, credevo di annegare»

Patrizia Rossetti

Si getta nelle acque gelide dell’Idrovia e riesce a salvare la sorella che sta per annegare, prigioniera nella sua auto: è un atto di coraggio e amore fraterno quello avvenuto verso le 5, 30 di venerdì mattina, 31 gennaio, in via Villanova a Saonara, sull’argine dell’Idrovia a Saonara.

Protagonisti della vicenda Savina Boscaro, 52 anni, e il fratello Andrea, 48: entrambi vivono con l’anziana madre in un’abitazione a cui si accede tramite un lungo sentiero che si affaccia direttamente sull’argine, a pochi metri dal canale.

Quella di ieri sembra una mattina come tante altre: Savina, commessa in un supermercato, esce di casa prima dell’alba per andare al lavoro, al volante della sua Twingo.

La visibilità, però, è molto scarsa, complice il buio e una pesante cappa di nebbia; quando arriva sull’argine, la donna vede poco o nulla. In quel punto, all’uscita del sentiero, nessuna barriera segnala il margine della sterrata e la piccola scarpata che scende verso l’acqua. «Non vedevo niente, allora ho provato ad accendere gli abbaglianti» per quanto ancora emotivamente provata, è Savina stessa a rievocare la sua disavventura «ma non è servito. Sono andata avanti; ad un certo punto ho tentato di sterzare senza riuscirci, e mi sono ritrovata ad andare giù dritta nel canale.

Finisce con l’auto nell’Idrovia a Saonara, salvata dal fratello
L'intervento dei vigili del fuoco a Saonara

La portiera era bloccata e l’acqua continuava a salire. Ho pensato a mio papà Mario, morto otto anni fa, e gli ho detto “Ciao Papi, sto arrivando”».

Nonostante il terrore la donna trova però la lucidità per chiamare al cellulare il fratello, che si precipita fuori. «Quando sono arrivato sull’argine la Twingo era già inabissata fino ai finestrini» racconta Andrea, «mi sono buttato subito in acqua, ma per quanti sforzi facessi non riuscivo ad aprire le portiere. Allora sono corso a chiamare un vicino di casa, sperando che in due saremmo riusciti a forzarle».

Nel frattempo partono anche le chiamate di soccorso; la zona però è fuori mano, e l’auto sta sprofondando molto velocemente.

Al ritorno dei due uomini sull’argine l’abitacolo della Twingo è già quasi completamente sommerso. «Ormai Savina respirava in uno spazio di non più di cinque centimetri» continua Andrea. «Siamo entrati in acqua, e finalmente sono riuscito ad aprire la portiera del passeggero. Ho infilato un braccio nell’abitacolo, ho afferrato mia sorella e con l’aiuto del vicino l’abbiamo portata in salvo sull’argine, pochi secondi prima che l’auto affondasse».

Savina è sfinita, sofferente, e purtroppo non è riuscita ad evitare di bere un po’ dell’acqua del canale: ma è viva. E deve la vita a suo fratello. Poco dopo sul luogo dell’incidente arrivano i soccorsi: i vigili del fuoco, i carabinieri del Nucleo Radiomobile di Piove di Sacco, un’ambulanza del Suem. La donna viene trasportata all’ospedale di Padova, dove i sanitari la visitano e dopo alcuni accertamenti diagnostici decidono di dimetterla, prescrivendole un periodo di riposo. Nel frattempo i vigili del fuoco, con l’ausilio di un piccolo gommone e di un’autogrù estraggono dall’acqua l’utilitaria, ormai inservibile. Le operazioni di recupero si concludono dopo circa un paio d’ore.

«Quando mi hanno visto tornare i miei cani non finivano più di fare le feste e non volevano staccarsi da me, come se avessero capito che mi era successo qualcosa di grave. Tornare a casa è stato come rinascere».

Savina non trattiene le lacrime, ma sono lacrime di gioia: «Sono debitrice di questa nuova vita a mio fratello. Io e lui siamo stati sempre molto legati, e da oggi in poi lo saremo ancora di più».

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