Sarte, preti e arrotini in piazza su due ruote: quando la bicicletta era un mezzo di lavoro
In occasione della tappa del Giro d’Italia una mostra racconta l’uso che veniva fatto della bicicletta ai primi del ’900. I cicli storici in strada a Padova in attesa dell’evento

Ma siamo nel 2024 o nel 1924? Sabato 18 maggio mattina più di un padovano si è posto questa domanda, osservando – in un misto di curiosità e nostalgia – le biciclette degli antichi mestieri girare per le piazze e le strade del centro storico.
L’iniziativa, che ha letteralmente entusiasmato la città, è partita dal Ghetto, dove l’associazione culturale Roccadacqua, in collaborazione con l’assessorato al commercio e alle politiche produttive di Antonio Bressa, ha organizzato nello spazio Biosfera di via San Martino e Solferino, la mostra “Veneto, Padova e la bicicletta. Passato, presente, futuro”.
La mostra
Un’esposizione che racconta con foto, immagini, cartoline e biciclette la cronistoria dell’invenzione della bici che dai primi del Novecento ha cambiato il modo di vivere delle persone. Dal Ghetto, il 18 mattina, alcune biciclette si sono trasferite nelle piazze, invitando le persone a tuffarsi nel passato, nei ricordi e, per i più giovani, nei racconti dei nonni.
È una delle iniziative che fino al 23 maggio, giorno in cui Padova tornerà ad essere capitale mondiale del ciclismo, fanno parte del ricco calendario organizzato dal Comune per celebrare l’evento sportivo: giovedì, dopo 24 anni, la città di Sant’Antonio ospiterà il traguardo del Giro d’Italia in Prato della Valle, per la diciottesima tappa che partirà da Fiera di Primiero.
Quale modo migliore per celebrare la bicicletta che, tra le sue evoluzioni, è oggi simbolo di sport fiero, di viaggi appassionati, di spostamenti consapevoli? Oggi è poesia, è sempre scelta, amata, avvolta dal fascino. Ma alla fine dell’Ottocento e per buona parte del Novecento, le due ruote erano un mezzo comune di lavoro. Non era ancora famosa: la fama arrivò dopo il primo Giro d’Italia nel 1909, quando l’agonismo fece della bicicletta una regina dello sport.
Professionisti in bici
Prima dunque era un pezzetto di quotidianità, ben più economica degli animali da traino. E a vederle tutte insieme, icone orgogliose di un tempo passato, è stata una grande emozione. Che sorpresa l’arrotino che affila coltelli, forbici, attrezzi.
Quanta curiosità intorno al barbiere, al punto che più di qualcuno si è seduto sullo sgabello con l’asciugamano intorno al collo per farsi accorciare la capigliatura. Quanta nostalgia per le signore “di una volta”, nel vedere la sartina che dietro la bici porta la macchina da cucire: che tuffo nella propria infanzia, nel proprio passato, che gioia a vedere le mani veloci della sarta che corrono, seguendo una macchina vecchia un secolo che va come una locomotiva.
E ancora: il calzolaio, il rigattiere, il prete, il gelataio e il contadino che porta verdure fresche dalla campagna, ma anche uova e polli nelle sue cassette di legno attaccate al portapacchi della bici. Sono tutte biciclette del primo Novecento, ognuna con la sua storia di vita e di lavoro che si confonde con i ricordi delle persone perché in Veneto come a Padova, la bici testimonia il passato, racconta il presente e rappresenta il futuro.
Il battesimo della settimana rosa
Venerdì 17 all’Eroica Caffè di via Santa Lucia si è tenuto il battesimo della settimana in rosa padovana, in attesa della tappa del Giro. E proprio al caffè dei ciclisti per antonomasia, dove si ritrovano gli amatori e gli sportivi, si racconta un altro capitolo del mondo del ciclismo, fatto di storie di biciclette: l’esposizione è dedicata al marchio Colnago, con tre biciclette legate alla storia del Giro d’Italia. La Colnago “Super”, ossia la prima bici “su misura”, utilizzata tra gli altri da Eddy Merckx, la “Mexico Oro”, e la “Oval Master” in uso alla Mapei, mitico squadrone con oltre 600 vittorie in bacheca. —
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