Scappa prima delle nozze: costretto a risarcire la ex

Il 38enne fugge con l’amante incinta svuotando la casa anche di piatti e pentole. Furto depenalizzato ma l’imputato prosciolto risarcisce i danni alla mancata sposa

PADOVA. Prima la convivenza e, più in là, il traguardo ormai programmato delle nozze, magari in abito bianco. Ma finché non arriva quel giorno, c’è un incubo che, spesso, turba le notti di chi è prossimo al matrimonio: essere mollato (o mollata) alla vigilia della cerimonia. Capita non solo nei film e, a volte, nel modo peggiore. È quanto accaduto a una giovane padovana di professione ingegnere che, salutando al mattino il suo storico compagno per recarsi al lavoro, era uscita di casa tranquilla e felice: tanto di lì a un mese (o poco più) sarebbero convolati a nozze. E la casa, il loro nido, era già attrezzata, almeno con gli oggetti fondamentali per la vita quotidiana. Sorpresa al rientro serale: l’appartamento era stato ripulito. Non era rimasta nemmeno una pentola o un mestolo per farsi da mangiare e neppure una posata. Ed erano spariti pure il ferro da stiro, un casco e ben quattro mila euro in contanti. I ladri? Nulla c’entravano: il futuro marito l’aveva piantata in asso. Per giunta alla vigilia del matrimonio. Per un’altra donna. Una donna già incinta del suo fidanzato.

Padova, scappa un mese prima delle nozze: a processo

È il 31 marzo 2011. Tutto finito e non solo tra lacrime, pianti e disperazione. Ma anche, dopo vani tentativi di recuperare il materiale comprato insieme e i soldi, con una querela firmata dalla giovane tradita per il reato di furto di cose comuni. Un reato previsto dal codice penale che ha spedito a processo il suo ex, classe 1977, originario di Preganziol nel Trevigiano, per anni in bilico fra la relazione ufficiale e quella storia parallela e clandestina fino al “botto” finale. Ieri il processo davanti al giudice padovano Nicoletta De Nardus provocato dall’opposizione dell’imputato al decreto penale di condanna.

Un processo mai cominciato: le parti in guerra (lui e lei, entrambi presenti in aula con i rispettivi difensori), avevano già raggiunto un accordo risarcitorio, qualche migliaio di euro versati dal giovane alla ragazza per ristorare il danno materiale e forse per rimarginare delle ferite nell’anima che, di sicuro, avranno reclamato un po’ di energie e molto tempo per essere cicatrizzate. Tuttavia non solo il buon senso ha chiuso e definito quella storia finita male.

Il giudice ha pronunciato una sentenza di proscioglimento a carico dell’imputato perché il fatto non costituisce più reato. Con il decreto legislativo del 15 gennaio 2016 numero 8 intitolato “Disposizioni in materia di depenalizzazione” (pubblicato nella Gazzetta ufficiale del 22 gennaio) è stato introdotto un pacchetto di depenalizzazioni che riguarda pure il reato di furto di cose comuni, oltre a quelli di ingiuria, danneggiamento semplice di beni altrui, guida senza patente, atti osceni o contrari alla pubblica decenza: nessun procedimento penale (e nessuna macchia sulla propria fedina penale) per chi li commette.

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova