Torreglia, sciopero contro la chiusura della Modine Cis Italy: 40 posti di lavoro a rischio

La chiusura comporterà la perdita di 40 posti di lavoro, di cui 34 a tempo indeterminato. I lavoratori, alcuni con trent'anni di anzianità, chiedono l'intervento della politica e dei sindacati per evitare un dramma sociale

Gianni Biasetto
Lo sciopero
Lo sciopero

Una giornata di sciopero organizzata dalle organizzazioni sindacali Fim Cisl e Adl Cobas e un presidio davanti ai cancelli dello stabilimento, per dire di no alla decisione irrevocabile dell’azienda di chiudere la produzione entro fine 2025 e di lasciare senza lavoro una quarantina di lavoratori: 34 a tempo indeterminato, 2 a tempo determinato e 5 somministrati.

Il sito in questione è quello della multinazionale americana Modine Cis Italy di via Montegrotto, a Torreglia.

«Mercoledì, durante un incontro con i vertici aziendali che aveva come ordine del giorno l’andamento produttivo e il premio di risultato, i responsabili della ditta ci hanno comunicato la fine della produzione entro l’estate a la chiusura dello stabilimento entro fine 2025, una decisione irrevocabile», affermano Matteo Marini (Fim Cisl) e Luca Dall’Agnol (Adl Cobas). «Una scelta dettata sulla base di freddi numeri, che non intendiamo accettare. Per lunedì alle 13 è prevista un’assemblea con i lavoratori. Attendiamo che anche la politica batta un colpo».

Tra i lavoratori dello stabilimento di Torreglia, che produce scambiatori di calore di grosse dimensioni, anche su misura del cliente, ci sono persone con grande professionalità che hanno trent’anni di anzianità. Avevano operato alle dipendenze di West e poi di Luvata, prima che venisse acquistata da Modine Cis. La metà sono donne, metà sono stranieri. «Sono stato assunto trent’anni fa quando la ditta si chiamava West», spiega Daniele Carpanese, 59 anni di Torreglia.

«A portare questo sito in queste condizioni sono state le strategie commerciali. Sono stati persi tutti i clienti minori, oggi produciamo grossi scambiatori che arrivano a 12 metri di larghezza per 2,20 di altezza. La particolarità dello stabilimento di Torreglia è che è in grado di soddisfare le richieste del cliente, anche le più complesse, in brevissimo tempo». Mariana Balint, rumena, è in azienda da 18 anni dove si occupa di saldobrasatura.

«Ho una figlia minorenne e sono la sola a portare a casa uno stipendio», afferma. «Non mi aspettavo una decisione del genere, se viene confermata questa decisione per molti di noi è un dramma».

I sindacati che hanno avviato lo stato di agitazione promettono battaglia. «Non devono pagare i lavoratori per scelte sbagliate del management aziendale», spiegano Marini e Dall’Agnol.

«Quando ci sono cali di redditività aziende come la Modine, che è di proprietà di un fondo d’investimento americano, agiscono immediatamente. Alla riunione di mercoledì erano presenti anche i rappresentanti di Confindustria. Non intendiamo arrenderci, questa decisione mette sul lastrico una quarantina di famiglie, molte delle quali con figli piccoli e un mutuo da pagare».

Della questione si sta interessando anche il sindaco di Torreglia, Marco Rigato, che ieri ha portato la solidarietà ai lavoratori che sono molto preoccupati per la perdita del posto di lavoro.

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