Sconti per i prelievi di sangue, sospese cinque dipendenti
I laboratori Cerba Healthcare di Abano, Montegrotto e Battaglia sono rimasti chiusi mercoledì. L’attacco dei sindacati: «C’era una prassi aziendale»
Cinque dipendenti su sette di tre centri prelievi della zona termale sospese per aver applicato scontistiche senza autorizzazione.
E così, i laboratori Cerba Healthcare di Abano, Montegrotto e Battaglia, mercoledì mattina, quando è stato notificato il provvedimento da parte dell’azienda, sono stati chiusi per l’intera giornata, costringendo i pazienti a tornare a casa senza aver ricevuto l’erogazione della prestazione prevista.
Nello specifico si parla del centro di via Volta ad Abano, di quello di Largo Traiano a Montegrotto e di un terzo in via dei Colli Euganei, a Battaglia.
«Le dipendenti sono state mandate a casa mercoledì mattina, chiudendo le tre sedi», racconta Andrea Peruzzo, sindacalista dell’Ugl Terziario Bacino Euganeo.
«Sono stati rispediti a casa anche i pazienti in attesa. Stiamo parlando di una grossa azienda del territorio che eroga prelievi convenzionati Usl».
La Cerba Healthcare è composta di 400 laboratori in tutta Italia, dislocati in 16 regioni. Fornisce prestazioni di analisi del sangue, delle feci, delle urine e tamponi.
Le cinque impiegate, tutte assunte con contratto a tempo indeterminato, di età compresa tra i 30 e i 50 anni e residenti nella zona, sono state sospese in via cautelare.
«Sono state trattate come delle ladre», racconta ancora Peruzzo. «Questo a nostro avviso solo perché un paio di mesi fa avevano deciso di iscriversi al nostro sindacato per rivendicare dei loro diritti, come per esempio gli orari di lavoro, gli straordinari e altre cose sulle quali hanno voluto mettere in chiaro le cose».
Il pomo della discordia sono degli sconti che le lavoratrici avrebbero applicato senza autorizzazione ai pazienti.
«Era una prassi aziendale consolidata da decenni per soli casi particolari e specifici, mai messi in discussione fino ad oggi», dicono ancora dal sindacato Ugl Terziario, annunciando lo stato di agitazione.
«Questa prassi era ad esclusivo beneficio aziendale, che fidelizzava i pazienti, e non delle operatrici. Loro non ne ricavavano nulla in termini di premi di risultato o eventuali riconoscimenti ad personam. Vengono contestati ammanchi che vanno dai 600 ai 2000 euro».
Dall’azienda però precisano: «Il periodo in discussione è da gennaio ad oggi e, facendo il bilancio di fine anno ci siamo accorti che sono state emesse fatture a zero e con scontistiche, mai autorizzate dall’azienda», fanno sapere.
«Tutto questo ha provocato un danno economico non indifferente a Cerba. Abbiamo quindi deciso di sospendere le lavoratrici in maniera cautelare, che quindi continueranno a percepire lo stipendio. Queste avranno ora 5 giorni di tempo per documentare il loro comportamento e difendersi. Solo dopo Cerba valuterà il da farsi, dando vita magari una vertenza, che al momento non è stata ancora aperta. I tre centri del bacino termale nel frattempo restano aperti e continueranno ad erogare come sempre i servizi per i nostri pazienti».
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