Scoperto traffico di farmaci dopanti tra Padova e Vicenza: tra gli indagati anche Paolo Pasimeni

Nei guai il 42enne, che nel 2001 aveva ucciso il padre. L’indagine parte appunto a fine 2019, quando a casa di Pasimeni vengono rinvenuti 10 confezioni, 7 flaconi e 3 blister di sostanze dopanti. Ecco tutti i nomi degli indagati

PADOVA. Nell’azienda in cui lavorava c’erano dei topi. L’operaio addetto alla derattizzazione, per liberare lo stabile dai roditori, era entrato nel suo ufficio notando una pistola.

Era così scattata la denuncia e con essa la perquisizione dei carabinieri. Che, l’11 novembre 2019, avevano effettivamente trovato in un cassetto una pistola Beretta calibro 9x21.

Paolo Pasimeni, 42 anni di Padova, per quel fatto sette mesi fa era stato condannato a due anni di reclusione. Reato, questo, comunque ben meno grave rispetto a quello commesso diciotto anni prima: nel 2001, a 23 anni, aveva ucciso il padre Luigi, professore di Chimica industriale all’Università di Padova, prima picchiandolo nei bagni dell’Università e poi dandogli fuoco.

Ma ora per Pasimeni sono arrivati nuovi guai: oltre alla Beretta, quell’11 novembre i militari avevano infatti trovato molto altro in casa del 42enne: eritropoietina, agenti anabolizzanti, ormoni peptidici, fattori di crescita e mimetici.

Farmaci e sostanze pericolose per la salute umana, che lo stesso assicurava a un nutrito gruppetto di atleti tra Padova e Vicenza, che gli venivano procurati da due vicentini. Per Pasimeni e per i due “colleghi” è stata imposta e notificata dalla Procura di Padova la misura cautelare dell’obbligo di dimora.

Paolo Pasimeni è attualmente indagato con Antonio Olivieri, 43 anni di Isola Vicentina, e Stefano Virgolino, 43 anni di Schio, per reati connessi al commercio di farmaci e sostanze dopanti.

Al padovano viene contestata anche la somministrazione di medicinali in modo pericoloso alla salute.

L’indagine parte appunto a fine 2019, quando a casa di Pasimeni vengono rinvenuti 10 confezioni, 7 flaconi e 3 blister di sostanze dopanti: c’è il farmaco senza fustella, quello che arriva dal mercato estero indicato come guasto o imperfetto, quello turco che non può essere commercializzato in Italia.

E ancora, l’Equipoise che è vietato per l’uso umano praticamente in tutto il mondo ed è dedicato principalmente ai cavalli. C’è infine il nandrolone, ritenuto sostanza stupefacente. Una consulenza voluta dalla Procura (l’indagine è coordinata dal pm Silvia Golin) conferma che, in ogni caso, tutte le sostanze rinvenute espongono chi le usi a effetti tossici e collaterali: patologie cardiovascolari, cardiomiopatia, eventi tromboembolici, tumori e atrofia testicolare.

Il ritrovamento di questi prodotti porta a ulteriori accertamenti, in particolare sul telefono cellulare di Pasimeni: saltano fuori moltissime chat e altrettanti contatti che confermano il commercio di quelle sostanze. Almeno dal 2015 al 2019, Pasimeni garantiva infatti l’approvvigionamento di quelle sostanze a giovani frequentatori di palestre, ma anche atleti impegnati in gare amatoriali e agonistiche. Il padovano forniva anche consigli su dosaggi e posologie, praticamente sostituendosi a un medico pur non essendo iscritto ad alcun albo.

Pasimeni a sua volta otteneva farmaci e sostanze dal duo vicentino composto da Olivieri e Virgolino.

Il secondo, in particolare, agiva da tramite tra Pasimeni e Virgolino. Le richieste avvenivano principalmente attraverso chat segrete di Telegram, anche per mezzo di schede sim intestate a titolari inesistenti: una, in particolare, è intestata a un cittadino sudanese residente a Milano che in realtà per l’anagrafe è un fantasma. In altri casi le utenze telefoniche sono straniere (una ha prefisso egiziano): l’obiettivo è chiaramente impedire la riconducibilità delle utenze ai veri titolari.

Alcune richieste sono piuttosto onerose e toccano anche i 2 mila euro. Il linguaggio tra i tre non è mai esplicito: vengono utilizzate espressioni criptiche. A settembre 2020 scatta una perquisizione a casa di Virgolino, operata da Radiomobile e Nas.

Anche qui vengono sequestrate numerose sostanze, oltre a fogli manoscritti con indicati i nomi dei medicinali e i relativi prezzi. Sono tutti farmaci dopanti, ed eccezione del Sildenafil, farmaco che serve a curare le disfunzioni erettili spesso conseguenti all’utilizzo del testosterone. In quell’occasione, Virgolino conferma agli inquirenti il legame con Pasimeni. Spiega anche che l’acquisto di prodotti da Olivieri avveniva ogni due mesi, per un valore variabile da 800 a 1.200 euro: gli stessi prodotti, poi, venivano ceduti al padovano.

Ci sono poi altri due elementi notevoli che emergono dall’inchiesta. Il primo riguarda Olivieri e la compagna: entrambi risultano disoccupati fino a settembre 2020, eppure il loro stile di vita è comunque elevato e nei loro conti arrivano accrediti mensili pari a 1.500 euro: somme non giustificabili se non come provento del commercio illecito di sostanze dopanti.

La seconda considerazione riguarda invece Pasimeni: parte dei prodotti trovati nella sua abitazione, nel novembre 2019, risultano infatti oggetto di furti in ospedale. Il Binocrit e l’Eprex fanno parte dei lotti rubati nella farmacia ospedaliera di Locri (20 mila euro di bottino totale), nel Calabrese, e in quella dell’ospedale di Tinchi di Pisticci (il danno era stato ben 110 mila euro), in provincia di Macerata.

I precedenti di Pasimeni – su tutti l’omicidio e la distruzione del cadavere del padre – e la spregiudicata attività di Olivieri e Virgolino continuata anche dopo l’arresto di Pasimeni, hanno portato la Procura di Padova a richiedere l’applicazione della misura cautelare per i tre. Va peraltro ricordato che Pasimeni è recentemente finito nei guai nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Trento sulle infiltrazioni della ’ndrangheta in Alto Adige. —


 

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