Scovato un pozzo abusivo serviva per irrigare i campi

Pozzo abusivo scovato dai carabinieri forestali. Era nascosto fra la vegetazione e serviva al titolare di un’impresa agricola per irrigare i propri campi. «Un’attività che proprio in quella zona va evitata in quanto potrebbe intaccare la qualità della falda» dichiara Giuseppina Cristofani, direttore del Consiglio di Bacino Brenta «Piombino Dese è anche zona di prelievi acquedottistici e la sensibilità o l’attenzione deve essere ancora maggiore. Se, ad esempio, dentro a un pozzo dovesse finirci qualcosa si corre un elevato rischio di contaminazione della falda».
Ad attirare l’attenzione dei carabinieri della specialità forestale è stata l’attività d’irrigazione che si stava eseguendo col favore delle tenebre. Gli accertamenti compiuti hanno consentito di verificare che il pozzo, realizzato da alcuni anni, non era mai stato autorizzato dall’autorità competente. Il titolare dell’impresa agricola riceverà un verbale di contestazione amministrativa di 1. 500 euro; gli verrà inoltre richiesto il pagamento di tutti i canoni mai corrisposti.
Ad oggi la legge che disciplina l’utilizzo dell’acqua pubblica, seppur datata in quanto risale al lontano 1933, è infatti di immediata e valida applicazione. Coloro che intendono prelevare l’acqua dal sottosuolo devono, prima di ogni altra cosa, essere in possesso di una specifica autorizzazione. La violazione non contempla l’illecito penale bensì una sanzione amministrativa che può arrivare sino a 30 mila euro nel caso di grandi derivazioni.
Ma quanti sono i pozzi abusivi? «Di preciso non possiamo saperlo» afferma Cristofani «nell’ultimo periodo presupponiamo che siano diminuiti perché c’è una certa abitudine a fare la richiesta e sono meno quelle che arrivano al Genio Civile, strutturato al rilascio delle autorizzazioni. E dove c’è l’allaccio all’acquedotto la richiesta viene negata. È anche vero che non è così difficile fare un pozzo abusivo perché ci sono molte ditte attrezzate per le trivellazioni».
Cosa comporta l’abusivismo in questo settore? «Chiaro che un prelievo incontrollato è una fonte di dispersione oltre che un utilizzo di una risorsa a scrocco» spiega il direttore Cristofani «L’altro aspetto è che il pozzo è comunque una comunicazione tra la superficie e la falda per cui se non è chiuso, protetto e recintato qualcuno potrebbe buttarci dentro qualcosa oppure ci potrebbe cadere accidentalmente dentro qualcosa e ci troveremmo un inquinamento di cui non conosciamo la fonte».
I controlli dei carabinieri forestali nel settore agricolo, specie nella produzione di ortaggi e colture cerealicole, proseguirà per tutto il periodo estivo con lo scopo di accertare il legittimo impiego dell’acqua per fini irrigui così da tutelare la preziosa risorsa ambientale. —
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