Dai vermi al taglierino: alla scuola Marconi di Campo San Martino scatta lo sciopero della mensa
Per tre giorni gli alunni mangeranno al sacco o a casa come forma di protesta contro i recenti disservizi nella refezione scolastica. I genitori: «Il controllo non funziona, urgono provvedimenti»

Da lunedì 24 marzo i bambini della scuola elementare Guglielmo Marconi di Campo San Martino hanno incrociato le forchette. Non per capriccio, ma per protesta. Dopo mesi di ritrovamenti anomali e disgustosi nei pasti serviti dalla mensa scolastica, le famiglie hanno detto basta: per tre giorni gli alunni pranzeranno al sacco o torneranno a casa a mangiare con i genitori.
Un modo per lanciare un segnale forte al Comune e alla ditta incaricata del servizio, la Camst Società Cooperativa, colosso della ristorazione collettiva con sede a Villanova di Castenaso, in provincia di Bologna.
Non si tratta di un episodio isolato, ma dell’ultimo capitolo di una vicenda che da mesi alimenta preoccupazione e rabbia. Negli ultimi tempi i bambini della Marconi avrebbero trovato di tutto nei loro piatti: una cavalletta nell’arrosto, un sasso, un pezzo di vetro, frammenti di plastica, peli e capelli mischiati alle pietanze, ma pure vermi nella frutta marcia.
Fino all’episodio che ha fatto traboccare il vaso: martedì scorso, una bambina ha addentato una pagnotta e ha trovato al suo interno un pezzo di lama da cutter arrugginito, lungo due centimetri. Solo per un caso non l’ha ingoiato. «Poteva ferirsi gravemente», racconta una mamma ancora sconvolta, «e invece ci sentiamo dire che è stato un caso isolato. Non è così».
Ogni episodio è stato fotografato e segnalato con verbale dalle insegnanti al dirigente scolastico, che a sua volta ha informato il Comune. Ma per i genitori le risposte ricevute finora non sono sufficienti.
«Camst continua a dire che non è colpa sua, che i fornitori sono controllati. Ma è normale tutto questo? Dobbiamo aspettare che succeda qualcosa di grave per avere un servizio sicuro?» domandano. Come se non bastasse, giovedì scorso la Camst ha inviato un proprio dirigente a scuola per proporre un “rimedio” che ha lasciato tutti a bocca aperta: chiedere ai bambini con i capelli lunghi di legarseli, per evitare contaminazioni del cibo. Un suggerimento che i genitori hanno vissuto come un’ulteriore beffa.
«È un insulto all’intelligenza», sbotta un papà, «come se il problema fosse un capello caduto nel piatto e non una lama nel pane. Ci trattano come stupidi, invece di assumersi le loro responsabilità».
La gestione della mensa è affidata alla Camst, azienda con 80 anni di esperienza nel settore della ristorazione collettiva, che rifornisce scuole, ospedali e aziende in tutta Italia. Dallo scorso autunno il laboratorio di preparazione dei pasti per la scuola Marconi si trova a San Martino di Lupari. Tuttavia, il pane nel quale è stato trovato il pezzo di lama non viene prodotto direttamente dalla Camst, ma acquistato da un fornitore esterno. Questo, però, non basta a placare l’indignazione. «Se acquistano i prodotti, devono garantire la loro sicurezza», insiste un genitore, «e invece ci vengono a dire che non ne sapevano nulla. Ma lo scanner che rileva corpi estranei nei cibi? Possibile che un pezzo di ferro sia finito in una pagnotta senza che nessuno se ne accorgesse?».
Lunedì è iniziata la protesta. Niente mensa per i bambini delle classi dalla prima alla quarta: chi ha potuto ha portato il pranzo da casa, altri sono andati a mangiare con i genitori per poi rientrare a scuola nel pomeriggio. «Non possiamo più fidarci», dice una mamma, «e paghiamo 100 euro al mese per questo servizio». I genitori chiedono che il Comune prenda provvedimenti immediati. «Non ci basta sentirci dire che il servizio era impeccabile fino alla settimana scorsa», sbotta un altro padre, «perché non è vero. Se avessero fatto le opportune verifiche, non saremmo arrivati a questo punto».
Il Comune, intanto, ha annunciato un cambio di fornitore per il pane, ma per i genitori questo non è sufficiente. «Non è solo il pane il problema, è tutto il sistema di controllo che non funziona», sottolinea un’altra mamma, «e noi non siamo disposti a mettere a rischio la salute dei nostri figli per un pasto». L’incubo delle mense scolastiche continua. E a Campo San Martino, per ora, la fiducia dei genitori è andata di traverso.
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