Scuola, la rivolta dei presidi padovani: «Urgono regole chiare e più docenti»

PADOVA. Non siamo alle barricate, ma ci manca poco. Anche nelle scuole padovane presidi, docenti, studenti, genitori e sindacati si schierano contro la bozza che delinea la riorganizzazione della scuola pubblica in vista di settembre, presentata dalla ministra Lucia Azzolina alla conferenza stampa Stato Regioni.
La più arrabbiata è la “preside dei presidi”, Federica Silvoni, coordinatrice provinciale dell’Anp e dirigente dell’Istituto comprensivo di Albignasego. «Nella nuova scuola annunciata dalla ministra ci sono solo slogan vuoti» spiega Silvoni. «Noi abbiamo bisogno di certezze e di risorse economiche ben precise. Tra pochi giorni terremo un’assemblea e non è esclusa una protesta plateale. Servono nuovi docenti e più personale Ata. Azzolina sta scaricando tutto su noi dirigenti. I ragazzi non possono stare in classe con la mascherina. La distanza di due metri del primo banco degli allievi dalla cattedra è ridicola e spezza il rapporto diretto tra gli insegnanti ed i ragazzi».
Per il resto la preside dell’Ic di Albignasego suggerisce di migliorare i rapporti attuali tra le singole scuole e gli enti locali, Provincia compresa e di fare il possibile per reperire nuove aule dove sistemare le classi dimezzate a causa del Covid 19. Che fare, poi, della didattica a distanza? Alcuni presidi, tra cui Concetta Ferrara, titolare dell’XI Ic e reggente al Duca degli Abruzzi, oltre a chiedere più personale tagliano corto e dicono didattica a distanza non è più percorribile. Anche la dirigente dell’istituto Severi è categorica nel suo commento. «A settembre bisogna tornare in classe in presenza» sottolinea Nadia Vidale, impegnata come presidente di commissione al Tito Livio. «No ad altre soluzioni pasticciate». A muso duro anche il commento di Sandra Biolo e del docente Nereo Tiso. «Le linee guida non danno risposte agli interrogativi degli addetti ai lavori» sostiene la segretaria regionale della Cisl-Scuola assieme al collega provinciale Giovanni Vascon. «Nella bozza ci sono solo indicazioni vaghe. Senza soldi non si cantano messe. Non sono escluse altre manifestazioni di piazza dopo lo sciopero dell’otto giugno».
Preoccupati anche i docenti. «Non sarà facile gestire le singole specificità delle scuole» afferma Tiso, del Curiel. «Ad esempio la gestione degli spazi interni, i corridoi, gli eventuali assembramenti, i turni alterni scuola in presenza e didattica a distanza, i controlli, l’eventuale riduzione dell’ora a 40 minuti. Tuttavia, prima di dare un giudizio definitivo, aspettiamo il decreto firmato».
Più diplomatico il commento della preside del liceo Curiel. «Le indicazioni generali della ministra sono sensate. Forse il Miur potrebbe avere il coraggio di definire meglio alcune questioni cruciali che riguardano la didattica e la gestione del personale, nonché ipotizzare un orizzonte temporale, entro il quale pensare di operare in termini di emergenza» osserva Michela Bertazzo. «Un conto è programmare per un determinato periodo e un altro per l’intero anno scolastico. Noi ci stiamo orientando per soluzioni organizzative che possano essere applicate sia che si debba attuare una frequenza scolastica con un numero ridotto di alunni in presenza e sia tornare tutti a scuola. Penso, comunque, che ogni scuola, nella propria autonomia, debba e possa trovare soluzioni che tengano conto delle esigenze specifiche. Come Curiel siamo avvantaggiati in quanto disponiamo di sedi ben strutturate ed adeguate anche per la nuova didattica d’emergenza».
Sempre la Bertazzo evidenzia, inoltre, come in questo periodo la cosa più difficile sia gestire ed operare nell’incertezza. In pratica servono meno bozze e più indicazioni chiare. Nello stesso tempo lancia un appello al buon senso e alla fiducia anche nelle istituzioni locali per trovare risorse ed energie disponibili da subito.
E, infine, un secco commento da parte del provveditore agli studi. «Lasciateci lavorare» dice Roberto Natale. «Le linee guida nazionali del Miur, al momento, rappresentano solo una prima bozza. Devono ancora essere dettagliate a livello regionale. Stiamo raccogliendo, man mano, anche le indicazioni dei presidi e di tutti gli altri addetti del mondo della scuola».
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