Sesso a pagamento all’ex Prandina
PADOVA. L’istinto, si sa, è difficile da sopprimere ma il sesso a pagamento non può essere tollerato in una struttura gestita della Prefettura, nell’ambito di un programma di accoglienza organizzato dal Ministero dell’Interno. Invece all’ex Prandina succede anche questo. Nella tendopoli dove attualmente sono accolti 320 profughi (dati ufficiali della Prefettura) c’è chi ha utilizzato i 2 euro e 50 cent di contributo diurno per fare sesso. Con chi? Con altre donne africane accolte nello stesso campo. Chi gestisce i migranti è corso ai ripari trasferendo in altre strutture sei nigeriane individuate come “fulcro” di questo mercato clandestino. Il problema è che il malcostume si è diffuso anche tra le donne sposate che cercano di rimediare qualche spicciolo nello stesso modo.
Il problema si è presentato in tutta la sua gravità qualche settimana fa ed è comunque una conseguenza del sovraffollamento generato dagli sbarchi continui sulle coste della Sicilia. Finché è stato possibile, infatti, le donne venivano sistemate in apposite strutture evitando soluzioni promiscue. A Battaglia, tanto per fare un esempio. Ma quando i numeri sono cresciuti in modo esponenziale, con tutte le strutture al collasso, la Prandina è diventata l’unica soluzione possibile.
È proprio in quel momento che sei donne nigeriane hanno pensato di far fruttare il loro momentaneo “limbo” con il sesso. Hanno fatto leva sulla debolezza più grande della maggior parte dei migranti presenti e con molti di loro si sono appartate. Attendevano il giorno in cui i responsabili delle cooperative consegnavano i cosiddetti voucher e durante la giornata concordavano le prestazioni sessuali.
Per legge i profughi hanno diritto ad un contributo di 2 euro e 50 centesimi al giorno. Le cooperative, generalmente, consegnano i buoni cumulativi una volta a settimana. Visto che cibo e vestiti vengono già forniti nell’ambito del programma di accoglienza, molti migranti hanno deciso di impiegare la somma di denaro per pattuire rapporti sessuali.
La circostanza è stata scoperta dopo qualche giorno perché qualcuno ha parlato ma soprattutto perché molti erano rimasti senza un soldo a tempo di record.
A quel punto il problema è stato affrontato e si è deciso di trasferire le sei nigeriane in altre strutture in provincia. Tuttavia la questione non è stata ancora risolta. Lo stesso comportamento, infatti, sarebbe tenuto anche da alcune donne destinate alla Prandina insieme ai mariti. Chi decide le sistemazioni dei gruppi di migranti tende a non dividere le coppie: marito e moglie, il più delle volte, vengono lasciati insieme. Ma nonostante la presenza del coniuge alcune africane continuano a ricevere denaro in cambio di prestazioni sessuali: compromesso evidentemente concordato a tavolino per tirar su qualche soldo e magari raggiungere una cifra congrua per lasciare l’Italia.
Ciò che spaventa chi gestisce le strutture è che ci possa essere un proliferare delle gravidanze in una situazione così precaria e delicata.
Qualcuno aveva anche pensato di distribuire preservativi ma l’idea è stata momentaneamente accantonata.
e.ferro@mattinopadova.it
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova