Sette anni di galera a testa ai giostrai-rapinatori sinti

I tre complici condannati per colpi a ripetizione tra Alta Padovana e Castellana Sempre pronti a sparare, si esercitavano crivellando lampioni e segnali stradali
Di Cristina Genesin

LOREGGIA. Adesso l’abituale aragosta a tavola resterà un sogno per un po’ visto che i prossimi anni dovranno trascorrerli dietro le sbarre di una cella. Loro, di etnia sinti, noti come giostrai, mestiere di fatto dimenticato da tempo, vivevano di rapine e colpi fino all’ultimo clic di manette scattato lo scorso anno. Ora è arrivata la prima pesante condanna nei confronti di Davide Cavazza, 42 anni di Loreggia in via Gradenigo; Cristian Gabrieli, 39 di Castelfranco Veneto (Treviso) in via Ponte di Legno; Rej Relandini, 20, in via Caravaggio 21 a Barcon di Vedelago (Treviso) per una serie di rapine e colpi messi a segno tra il settembre e il dicembre 2015. Condanna pronunciata dal gup padovano Cristina Cavaggion al termine di un giudizio abbreviato che, per legge, impone la riduzione di un terzo della pena: inflitti 7 anni, 8 mesi e 2.800 euro di multa a Cavazza e Gabrieli; 7 anni, 6 mesi, 20 giorni e 2.400 euro di multa a Relandini.

L’inchiesta, coordinata dal pm Benedetto Roberti, ha smascherato il terzetto che aveva terrorizzato per lo più l'Alta Padovana, con base operativa nella Castellana. Quattro le rapine, compiute dai tre nel 2015 armati di mazze, fucili e kalashnikov e con il volto coperto da un passamontagna: il 23 settembre (ore 22.30) nel bar Hai di Carmignano di Brenta (bottino 300 euro); il 24 settembre alle 22.45 nella sala giochi Europa a Borgoricco (2650 euro); l’1 dicembre alle 21 nell’area di servizio Eni San Pelagio lungo l’autostrada A13 (2815 euro) e, tre quarti d’ora più tardi, nella sala giochi gestita dalla Maico srl a Camposampiero (3 mila euro). I tre devono anche rispondere del furto di un’Audi A4 rubata a Castello di Godego il 20 settembre e della ricettazione di una Bmw 530 Touring rubata nella concessionaria Scarabel di Padova in via della Navigazione Interna il 18 novembre. La banda utilizzava disturbatori di frequenza per inibire le intercettazioni, parlando in stretto dialetto sinti. Pronti a sparare, i tre si tenevano in esercizio tanto da aver crivellato di colpi lampioni e cartelli stradali a Castelfranco nella campagna, in zona Baita al lago.

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