Si è costituito Sorgato, braccio destro di Maniero

L’esponente di spicco della Mala del Brenta era latitante dall’aprile scorso. Deve scontare una pena di quasi quattro anni per il processo “Rialto”

PADOVA. Si è costituito questa sera Gilberto Sorgato, 59 anni, detto Caruso, un tempo braccio destro di Felice Maniero e membro di spicco della Mala del Brenta. Era latitante dall'aprile scorso: deve scontare una pena di quasi 4 anni per il processo "Rialto".

Sorgato, residente a Sant'Angelo di Piove, ha suonato alla caserma dei carabinieri di Piove di Sacco e si è consegnato. E' stato portato nel carcere Due Palazzi, nonostante non sia in buone condizioni di salute.

Sorgato è uno dei “vecchi” della banda di Maniero: ha visto crescere "faccia d'angelo" ed è accusato di averlo accompagnato nelle imprese criminali più importanti e clamorose. Per alcune ha confessato la sua partecipazione, come quella ai danni del treno a Vigonza al termine della quale rimase uccisa dall'esplosione una giovane studentessa trevigiana. Invece, ha sempre negato di essere implicato nel traffico di eroina e cocaina.

Non è la prima volta che Sorgato viene arrestato. Nel gennaio del 2003gli mise le manette la Squadra mobile di Padova. Era passata in giudicato, infatti, la condanna a tre anni e otto mesi per associazione a delinquere di stampo mafioso emessa dal Tribunale di Venezia.

Negli Anni Ottanta e fino alla metà degli Anni Novanta Sorgato compare, come protagonista, in una lunga serie di assalti messi a segno nel Veneto. Soprattutto colpi ai danni di istituti di credito. Infatti è molto ricercato per l'abilità che mostra nel saltare al di là dei banconi appena compiuta l'irruzione.

Negli Anni Ottanta, amante della bella vita, fu il primo assieme a Maniero a viaggiare con auto di grossa cilindrata. Appassionato di Porsche, ne acquistò una qualche settimana dopo il suo capo. Con l'auto scorrazzava per il Piovese e la Riviera del Brenta facendo impazzire le forze dell'ordine, che cercavano di marcarlo stretto.

Sorgato aveva fatto pure lavori umili, come l'autista di scuolabus. Tutti lo chiamavano Caruso perché questo era anche il soprannome di suo padre. Nei vari processi che l’hanno coinvolto è sempre stato difeso dall’avvocato Enrico Cogo.

Argomenti:carcere

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova