«Non siamo sicuri a casa nostra»: residenti esasperati pronti a pagarsi un vigilantes

La protesta del comitato Ansa Borgomagno a Padova. Martedì 29 aprile convocata una assemblea. I cittadini si dicono esasperati da un’escalation di furti e incursioni: «Siamo abbandonati a noi stessi»

Alice Ferretti
Via Tunisi nella zona dell’Ansa Borgomagno
Via Tunisi nella zona dell’Ansa Borgomagno

Pagare di tasca propria una vigilanza privata pur di sentirsi sicuri nelle proprie case. È questa una delle opzioni che verrà messa sul tavolo martedì 29 aprile dal comitato Ansa Borgomagno, durante un’assemblea convocata per affrontare quella che ritengono un’allarmante escalation di furti, tentativi di effrazione e incursioni, che da settimane terrebbero sotto scacco l’intero quartiere.

Il comitato, che riunisce i residenti delle vie Bernina, Tunisi, Fowst, Menini, ma anche Dalmazia e Ticino, torna a riunirsi con un obiettivo chiaro: trovare risposte concrete a un clima che ritengono di insicurezza e che si farebbe ogni giorno più insostenibile. «Facciamo una riunione per conoscerci, per parlare della situazione di questo rione, ma soprattutto per riprendere la lotta, mai interrotta dal 1986 quando ci fu l’occupazione del Pedro», spiegano alcuni dei cittadini più attivi, facendo riferimento al lungo percorso che in passato ha già visto il quartiere mobilitarsi per i propri diritti. Ma stavolta, a infiammare il malcontento, è la percezione di un pericolo «concreto e non affrontato dalle istituzioni».

Le segnalazioni parlano di furti notturni e diurni, ladri immortalati dalle telecamere di sorveglianza private, tentativi di scasso a qualsiasi ora del giorno. «Siamo abbandonati a noi stessi», è il ritornello amaro che circola tra gli abitanti, che non vogliono esporsi con nome e cognome per paura di qualche ritorsione.

L’allarme sembra non essere più un caso isolato, ma un sentimento diffuso e condiviso. Molti residenti hanno già installato sistemi di videosorveglianza, blindato ingressi, rafforzato cancelli. Ma non basta. Ecco perché l’ipotesi di finanziare un servizio di vigilanza privata sembra ormai una necessità più che una provocazione.

L’assemblea di martedì, che si terrà in casa di un residente, sarà anche l’occasione per mettere nero su bianco dati, testimonianze, e proposte da sottoporre all’amministrazione comunale ma anche alle forze dell’ordine. «Qui nessuno ha mai fatto nulla», lamentano i residenti, «e intanto noi viviamo nella paura, con il terrore di lasciare la casa anche solo per qualche giorno».

Il quartiere Ansa Borgomagno, che si sviluppa a nord del centro storico, è una zona storicamente popolare e viva, con un tessuto sociale stratificato. Negli anni passati, era già stata al centro di battaglie civiche, in particolare con l’area Funghi, un’area che racchiude associazioni e locali multietnici, che il Comune ha chiuso dal lato di via Bernina alzando un muro proprio a tutela dei residenti esasperati. Ma ora sembra che la distanza tra le istituzioni e chi vive realmente il territorio si sia allargata.

Per questo, l’incontro di martedì potrebbe rappresentare non solo un momento di confronto tra vicini, ma anche l’inizio di un percorso collettivo. Con una certezza: se la sicurezza non arriverà da chi dovrebbe garantirla, i cittadini sono pronti a farsela da soli. Anche pagando. 

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