S’infuria in banca, gli sequestrano i fucili

VIGONZA. Imprenditore va in banca a contestare un protesto e gli scappa il nome di Pier Luigi Gambarotto, il direttore della Bcc ferito gravemente a colpi di pistola dal commerciante di Borgoricco Luciano Franceschi. Non l’avesse mai detto: la banca lo segnala ai carabinieri di Vigonza, che gli sequestrano 7 fucili da caccia detenuti regolarmente. «Tutto per un protesto che non doveva essermi fatto», racconta Romeo Masiero, titolare di un’azienda metalmeccanica a Peraga. La vicenda inizia ad aprile: Masiero paga un fornitore con un assegno di 3 mila euro, portato all’incasso l’8 aprile; ma è parzialmente scoperto. La Cassa di Risparmio del Veneto di via Germania a Peraga l’avvisa del problema. «Ero fuori paese, dico che passo il giorno dopo», spiega Masiero, «mi avvisano che c’è una penale del 10%, ma che non ci sono problemi perché tanto doveva ancora arrivare in seconda convocazione». Il giorno dopo Maria Letizia Agostini, la moglie, deposita i 3.300 euro in contanti. Ma l’assegno viene protestato, perché chi doveva ricevere l’importo in realtà non lo riceve: i soldi restano in banca. Ma ai Masiero nessuno dice nulla. Il caso scoppia a giugno: Masiero va in un’altra banca di Vigonza dove ha un conto. «Mi dicono che è bloccato perché sono stato protestato per il famoso assegno. Non ci volevo credere. Sono andato a chiedere spiegazioni, mi hanno detto che sul timbro non si leggeva bene l’Abi e il fornitore ha incassato solo il 2 maggio». Era il 10 giugno quando l’ha saputo: Masiero non ci ha più visto; in 40 anni non aveva mai avuto un protesto. S’è rivolto alla direzione Cariveneto a Padova: «Voglio essere ricevuto da un funzionario, altrimenti non mi muovo da qua. Che non venga fuori un altro caso Gambarotto: io devo solo parlare per spiegare le mie ragioni», Visto che «nessuno voleva parlarmi, mi sono seduto a terra», conclude Masiero. Alla fine lo hanno fatto incontrare con il direttore e due funzionari. «Mi hanno detto di aver operato correttamente, ho ribattuto che in altre banche mi avevano invece spiegato che non era stato così». Intanto la ditta è in situazione critica: conti bloccati, impossibilità di prelievo. «Non ho potuto neppure pagare gli operai». Il 3 luglio torna alla carica: avvisa la direzione di Padova che protesterà davanti alla filiale di Peraga. L’ha fatto ieri mattina, con un cartello appeso al collo. «Potrete portarmi via tutto» avrebbe detto il 3 luglio Masiero, «ma non vorrei mai venisse fuori la storia per le mie armi». Una frase, secondo lui, male interpretata: sommata a quella su Gambarotto, ha spaventato i bancari e fatto scattare la segnalazione ai carabinieri e il sequestro cautelativo «eseguito al solo fine di tutelare la sicurezza e incolumità pubblica in quanto l’interessato, a detta della Cassa di Risparmio con cui è in atto un contenzioso finanziario, il 10 giugno e il 3 luglio ha detto: “Ho necessità di parlare con un dirigente di questa banca altrimenti qualcuno può fare la fine di Gambarotto” e successivamente scriveva su un cartello esponendolo “Ecco perché gli imprenditori si uccidono, cosi le banche uccidono le aziende”». «Non ho detto la frase su Gambarotto», replica Masiero, «vedremo gli atti con i miei legali, poi procederemo. Il colmo è che m’hanno proposto un rientro per gente che non mi paga con un finanziamento di 25 mila euro in 4 anni sui quali devo pagare gli interessi e un aumento del castelletto fuori conto. Ma la mia dignità chi me la ripaga?»
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