Smanettoni non stop all’università
Ventiquattr’ore non stop di lavoro, in una lunga marcia verso l’ammodernamento del Bo. L’appuntamento si chiama Hack Unipd, è fissato tra il 6 e il 7 giugno, al Fiore di Botta, e per ora sono attesi circa 250 partecipanti. Uno solo sarà il team vincitore, che metterà la firma sulla prima applicazione per smartphone dell’ateneo cittadino. «Sarà una “hackathon”» spiega il prorettore vicario, Francesco Gnesotto «che in inglese è la fusione tra le parole “hacker” e “marathon”: una maratona di “hacking”, attività informatica, durante la quale i ragazzi dovranno lavorare in gruppo, per mettere a punto un progetto». L’esperimento è già stato tentato altre volte, ed anzi in campo aziendale le hackathon esistono già da una quindicina d’anni. L’Università di Padova, però, è il primo ateneo ad adottare il metodo. «Un anno e mezzo fa», racconta Giuseppe Stellin, prorettore con delega ai rapporti con le imprese, «siamo andati in visita da H-Farm, start-up italiana leader in questo campo. Abbiamo deciso di concentrarci su questo esperimento, e di collaborare con loro. Come struttura ospitante abbiamo scelto il Fiore di Botta, che è la struttura più bella e moderna di cui disponiamo. Lì c’è anche la rete internet più veloce, che sarà ulteriormente potenziata grazie ad un servizio di Telecom». Il gong scatterà intorno alle 9.30 di sabato, e poi avanti fino al pranzo della domenica: «I ragazzi potranno ovviamente mangiare, bere e avranno l’uso dei servizi», spiega il prorettore Stellin, «ma non dormiranno, perché lavoreranno senza interruzioni». Tre i settori proposti. Uno riguarda i servizi agli studenti, nell’ambito del sistema bibliotecario: verrà chiesto di creare un’app che informi sui posti disponibili in biblioteca o in aula studio, sul funzionamento del wifi, sul noleggio delle bici ecc. Una specifica sezione è richiesta per gli studenti disabili, per informarli sull’accessibilità delle strutture. Il secondo tema ha carattere amministrativo: si tratta, più o meno, di una app calendario, che metta in agenda gli appuntamenti dell’ateneo, dai convegni ai bandi. Il terzo, infine, è focalizzato sul sapere prodotto al Bo: una sorta di motore di ricerca, in grado di navigare tra i documenti realizzati, comprese le tesi di dottorato, la ricerca di base e la ricerca applicata. L’iscrizione si fa tramite piattaforma, sul sito dell’università, e la partecipazione è aperta a tutti: «Non solo programmatori», puntualizza Alessandro D’Annibale, di H-Farm «i gruppi sono fatti di 5/6 persone che saranno prima “profilate” e devono sommare diverse competenze: nel settore informatico, ma anche giuridico, economico, di marketing». (s.q.)
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