Smartphone senza regole, rischio bullismo

Una ricerca mostra la correlazione fra comportamenti scorretti. La psicologa: «Lo sport è un rimedio»

PADOVA. I ragazzi senza regole sono i maggiori candidati a diventare vittime di bullismo. In particolare negli ultimi 5-6 anni la disinvoltura concessa per gli smartphone comincia a creare disagi che pongono domande importanti all’interno delle famiglie.

Ai genitori dunque il dovere di insegnare ai figli che, ad esempio, quando si va a letto, il cellulare non serve; né serve a scuola e se ne può fare a meno anche a tavola, quando si pranza. Invece il 56% dei ragazzi non ha restrizioni nell’utilizzo del cellulare: non ci sono spazi preservati. È quello che emerge dalla ricerca “Ri...mettiamoci la faccia”, sulla correlazione tra bullismo e dipendenze. Il progetto è alla quarta edizione ed è il frutto della sinergia tra Consulta del volontariato, la Fondazione Antonveneta, il Centro servizi volontariato e Genitori attenti.

Sono stati coinvolti quasi 800 ragazzi tra gli 11 e i 13 anni (istituto comprensivo Ardigò, scuole Mameli e Pascoli; istituto comprensivo Maserà, scuola Perlasca e istituto comprensivo Megliadino San Fidenzio), 94% di nazionalità italiana, 47% maschi e il restante 53% femmine. Ben il 92% dei giovanissimi protagonisti dello studio ha un telefono di proprietà e l’81% ha libero accesso a internet e il 56% non ha alcuna restrizione nell’utilizzo dello smartphone. Risultato? Dall’analisi dei dati risulta che 1 ragazzo su 5 tra gli 11 e i 13 anni ha una sintomatologia compatibile con la dipendenza da smartphone e gli stessi ragazzi risultano essere a maggior rischio di divenire vittima di bullismo. Non basta. Quasi 1 ragazzo su 3 (27%) riferisce di aver giocato al videopoker, aver fatto scommesse su internet e aver comprato gratta e vinci almeno una volta nella vita; 1 su 10 ha provato a fumare; il 22,39% esce più di due sere a settimana; il 18,18% non va a scuola volentieri e il 15% non pratica sport competitivi.

Ebbene sono tutte categorie ad alto rischio bullismo. Mentre alcuni luoghi comuni a cui ci piace credere, non trovano conferme scientifiche: il 23,71% delle vittime di bullismo cresce in famiglie unite e avere o non avere fratelli o sorelle non è in alcun modo una protezione al mostro del bullismo. «Il messaggio che vorremmo arrivasse ai genitori», spiega Sonia Chindamo, psicoterapeuta di Genitori attenti, «è che i comportamenti che sono più a rischio bullismo (ovvero l’utilizzo incontrollato dello smartphone e l’assenza di attività sportiva) sono facilmente modificabili. Risulta quindi indispensabile che i genitori affianchino gli insegnanti per un utilizzo consapevole del cellulare e per impegnarsi in attività coinvolgenti ed educative, tra le quali lo sport e un’attività di volontariato». Gli insegnanti hanno voglia di intervenire e hanno bisogno di essere legittimati. La tecnologia non è bandita dagli esperti, solo va regolamentata. E i risultati si vedono, come dimostra il dopo scuola speciale al Csv dei ragazzi «discoli», come l definisce il direttore Alessandro Lion citando don Milano: «Ne ospitiamo un centinaio all’anno e tutti possono e vogliono superare i propri sbagli».


 

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