Sono casi rari, non contagiosi ma letali

Solo il vaccino può salvare da questo tipo di infezione che parte da focolai di malattia già esistenti

PADOVA. «La meningite da pneumococco non è contagiosa, non sono necessarie misure di profilassi straordinaria per chi è stato a contatto con un caso. Per proteggersi dall’infezione è consigliato il vaccino». Lo spiega il dottor Renzo Scaggiante, dell’Unità di Malattie infettive dell’Azienda ospedaliera di Padova. Esistono diverse forme di meningite che si differenziano in base al tipo di agente infettivo. La meningite da pneumococco è la seconda forma di meningite più diffusa dopo quella da meningococco. «La meningite origina a seguito della diffusione dei batteri da focolai già esistenti», aggiunge il dottor Scaggiante, «ovvero otite, polmonite, sinusite o mastoiditi. Tendenzialmente la diffusione del batterio avviene tramite via respiratoria. L’esordio della patologia si presenta in maniera improvvisa, è caratterizzato da un quadro clinico che presenta febbre e letargia». Per prevenire l’infezione, è importante vaccinarsi. «Abbiamo diversi tipi di vaccini contro la meningite che vanno eseguiti secondo un ben preciso calendario ispirato al Piano nazionale di prevenzione vaccinale», aggiunge il dottor Scaggiante, «Il vaccino contro l’emofilo, contro lo pneumococco e contro il meningococco vengono consigliati in momenti diversi in base all’età e alle condizioni del soggetto. Lo pneumococco diventa pericoloso per gli anziani, infatti il relativo vaccino è offerto gratuitamente per gli over 65». La meningite è un’infiammazione delle meningi, le membrane che rivestono il cervello e il midollo spinale: di solito è causata da batteri o virus, ma può anche essere provocata da particolari farmaci o malattie. I sintomi più comuni, che possono apparire tutti o solo in parte e possono manifestarsi in qualsiasi ordine, sono i seguenti: febbre alta, sensazione di malessere, mal di testa, collo rigido, fastidio provocato all’esposizione alla luce, grave sonnolenza e letargia, convulsioni. La forma fulminante di questa patologia è rara, ma estremamente grave, e può avere conseguenze letali. Questo quadro clinico severo dipende da una reazione dell’ospite all’infezione, da cui conseguono, dopo poche ore, edema cerebrale (cioè un accumulo di liquidi) e ipertensione intracranica, associate a un rapido deterioramento delle condizioni di salute generali.

Elisa Fais

Argomenti:meningite

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