«Sono diventato Nicola ripassando la storia»

PADOVA. Una storia d’amore, uno spaccato di storia italiana, una trama gialla. Questi gli ingredienti vincenti di “I segreti di Borgo Larici”, produzione di Leader Film Company la cui prima puntata su Canale 5 ha registrato un milione di spettatori. Ieri sera c’è stato il quarto dei sette episodi che raccontano gli intrighi e i segreti di una famiglia e della società che ci gira attorno, nel 1922 in Piemonte. Il figlio di un ricco industriale del tessile, Francesco Sormani, invece che seguire le orme del padre, vuole diventare un pilota e si innamora di una giovane insegnante emancipata, Anita Sclavi: classi sociali diverse per una relazione che le famiglie non sosterranno. Ma nel passato del protagonista il suicidio della madre è un mistero che pian piano emerge e nella famiglia di operai, il fratello della protagonista, una testa calda, sarà accusato d'omicidio. Protagonisti Giulio Berruti (Francesco) e Serena Iansiti (Anita).
Il fratello di lei nella fiction è un giovane e promettente attore che vive a Padova e frequenta il secondo anno dell’Accademia diretta da Alberto Terrani al Teatro Stabile del Veneto. È Matteo Anselmi e la sua interpretazione di Nicola ha già convinto: determinato, istintivo, incisivo. Anselmi arriva da Torino e ha un passato tutto dedito al teatro, partendo dalla sua formazione al liceo d’arte e spettacolo Teatro Nuovo di Torino.
«Il mio personaggio» spiega l’attore «si batte perché ci tiene molto alla sua famiglia, in cui la mamma non c’è e la sorella più grande è per lui un’icona da seguire. È molto impegnato in politica, è socialista in anni in cui gli appartenenti alle classi minori lottavano per i diritti civili. Nell’essere impulsivo e buono è simile a me, pensa poco e per questo paga, ma fa tutto con slancio».
Per prepararsi Anselmi ha rivisto la situazione politica di allora, dando una ripassata ai libri di storia - la serie finirà con uno squarcio sulla marcia di Roma - poi costumi, trucco, pettinature hanno fatto il resto. Il ruolo lo ha ottenuto nell’aprile 2013: «Mi ha chiamato la mia agenzia per fare il provino» svela «era il mio primo anno a Padova e mi son detto: “vado o non vado?”. Poi d'istinto: “ma sì ci provo”. Prendo il treno, torno a Torino. Il giorno dopo mi dicono che è andato molto bene, anche se la risposta definitiva arriverà dopo un mese. Le riprese sono state fatte a Torino e in piccoli borghi piemontesi, perfetti per l’ambientazione anni Venti. Ho finito l’anno a Padova e poi a luglio ho girato la fiction».
Una bella occasione, visto che prima aveva ottenuto solo due piccoli ruoli in tv. «Il cast e il regista Capone, quello di Distretto di Polizia» aggiunge Anselmi «mi hanno messo a mio agio, ero un po’ ansioso, sentivo la pressione, ma mi hanno facilitato nel lavoro trattandomi come un professionista e non facendomi pesare la loro esperienza. I metodi interpretativi per cinema e teatro partono entrambi dalla credibilità del personaggio, ma sono diversi. A tal proposito mi ha colpito molto una lettera dell’attrice Sarah Ferrati scritta a Terrani, che lui ci ha letto il primo giorno di lezione. Scrive che l’attore in televisione deve parlare come se parlasse agli amici, ma con una grinta e una consapevolezza diversa, deve sapere di “tenere per mano” un ruolo, ma non caricarlo come si fa in teatro. Questa è la grande difficoltà di chi arriva dal teatro, che è abituato a “portare la voce”, devi togliere qualcosa ma restare in parte».
Il Teatro Stabile del Veneto l’ha scelto perché è attento ai giovani: dopo il diploma vengono proposti ai registi e tenuti “sotto controllo”. Il segreto del successo di Borgo Larici”, ribattezzata la “Downton Abbey” italiana, per Matteo è l’aver intercettato un pubblico ampio proponendo non trame complesse, ma raccontando ciò che siamo e ciò che eravamo.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova