Sorpresa: lo zolfo tiene lontani i predatori

«Bisogna irrorare il perimetro del vigneto e nessun animale osa avvicinarsi»

BAONE. Chiusini, doppiette o pasture avvelenate? A quanto pare più indolore e più efficace è lo zolfo. Questa, almeno, è la soluzione testata negli ultimi giorni da Carlo Toniolo, titolare dell’azienda vitivinicola “Parco del Venda” di Vo’. «Gli agricoltori dei colli le stanno provando tutte, ma pare che una via veramente efficace sia quella di gettare zolfo attorno ai vigneti», spiega Giampaolo Ongaro, responsabile della squadra anti-cinghiali del Parco. «Lo zolfo è il mezzo più efficace per il contenimento dell’oidio (una malattia trofica delle piante causata da funghi) nel vigneto biologico.Toniolo ha limitato l’uso di zolfo nella pianta e ha invece gettato la sostanza attorno al vigneto, a terra, creando un vero e proprio perimetro. Ebbene, nessun cinghiale si è avvicinato ai vigneti che invece in altri momenti erano stati attaccati».

Il metodo, almeno secondo i primi utilizzi, funzionerebbe al cento per cento, tanto che il Parco invita anche gli altri viticoltori a testare l’uso dello zolfo. Nel frattempo l’unica offensiva seriamente efficace contro gli ungulati è l’attività dei selecontrollori, della polizia provinciale e delle guardie del Parco. Lo conferma Claudio Candeo, responsabile dei vigneti dell’azienda “Le Volpi” di Valle San Giorgio, venticinque ettari di uva all’ombra di Villa Beatrice sul monte Cecilia: «L’anno scorso ci è rimasto ben poco. Tra cinghiali e secco abbiamo perso la metà del prodotto. I cinghiali arrivavano persino a sradicare la pianta da terra con il loro muso». Quest’anno, invece, da quando l’uva è comparsa gli operatori del Parco sono quasi ogni notte in questi vigneti: «Non a caso io di cinghiali ne ho visti pochi. I grappoli sono praticamente intatti, anche quelli a 80 centimetri da terra che di solito erano i primi a essere razziati». Qui da gennaio le doppiette del Parco hanno abbattuto almeno 60 esemplari, mentre le tre gabbie sistemate sul Cecilia ne hanno catturati altri cento. E così il Moscato giallo e il Fior d’arancio de “Le Volpi” possono dirsi salvi. Ma non tutte le aziende vitivinicole degli Euganei possono essere tutelate in questo modo. (n.c.)

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