Sotto il Salone, ecco tutti gli affitti

Gli esercenti invocano aiuti, ma per avere una bottega nel cuore della città si paga in media 613 euro al mese di canone
Di Alice Ferretti

Il grido d’aiuto dei commercianti delle botteghe di Sotto il Salone ha scosso l’intera città. Il fatto che i negozianti abbiano deciso per una serrata, la prima in 700 anni di attività, sia pure per un’ora, non è passato inosservato. Una protesta, quella di giovedì, che ha portato a galla un malcontento all’interno del cuore pulsante del commercio cittadino. Un freno alle bancarelle e un nuovo piano commerciale, queste le due urgenze espresse dai negozianti del Salone. E poi basta sfilate dei politici.

I numeri. Sotto il Salone attualmente si trovano 54 attività commerciali (24 banchi e 30 negozi) tra macellerie, negozi di salumi e formaggi, rosticcerie, pescherie, panifici. Di queste, i cui muri sono tutti di proprietà del Comune, ad oggi 9 sono chiuse o sfitte. Eppure un box sotto il Salone risulta ancora un affarone, se si pensa ai canoni di locazione che pagano i commercianti. Secondo gli ultimi dati disponibili, che risalgono a giugno 2015 e che si riferiscono alla presenza di 48 attività commerciali (22 banchi e 26 negozi), il canone annuale riscosso dal Comune di Padova risulta di 353.583 euro, vale a dire una media di 7.366 euro annui ad attività, 613 euro al mese. Il più alto è sicuramente l’affitto che paga l’Alì, che occupa uno spazio che comprende nove banchi e che deve versare al Comune 29.433 euro all’anno, e cioè 2.452 euro al mese. Il più basso è l’affitto che paga “Tartare al coltello”, che versa al Comune 2.197 euro all’anno, e cioè 183 euro al mese. Va ricordato che la concessione è stata rinnovata a gennaio 2012, con una validità di 9 anni, dunque i canoni saranno rivisti nel 2021.

Negozi e banchi nelle piazze. Ben diversa la situazione delle bancarelle di piazza della Frutta e di piazza delle Erbe e delle botteghe collocate sotto i portici esterni del Salone. Queste ultime infatti sono in mano ai privati fin dai tempi del regime asburgico e perciò sono soggetti a canoni mensili che rispecchiano l’andamento del mercato immobiliare: il piccolo panificio che si affaccia su piazza della Frutta paga un affitto mensile di circa 2 mila euro. Molto di più rispetto a quello che pagano al Comune i colleghi sotto il Salone. E questo vale per molti altri. In tutto sono 23 le botteghe del perimetro esterno: 13 che si affacciano su piazza della Frutta e 10 che si affacciano su piazza delle Erbe. Solo 5 sono di proprietà dei rispettivi esercenti, tutti gli altri sono stati affittati a canoni mensili che variano da 1.300 a 3 mila euro. Per quanto riguarda i banchi in piazza l’occupazione del suolo pubblico, sommata a spese di vario tipo, fa sborsare ai commercianti 3 mila euro al mese.

I prezzi. Canoni di locazione più bassi non corrispondono a prezzi più bassi, tutt’altro. Se è vero che per chi ricerca l’alta qualità il Salone si dice offra l’eccellenza, parlando semplicemente di numeri la differenza appare evidente. Prendendo in considerazione quattro prodotti (prosciutto crudo di Parma, il parmigiano reggiano, olive taggiasche e fettine di petto di pollo), si nota come i costi siano molto più alti, se non addirittura doppi, nelle botteghe del Salone. Se al supermercato (Despar) il prosciutto crudo di Parma costa 20,90 euro al kg, sotto il Salone arriva a costare ben 40 euro al kg. Lo stesso vale per il parmigiano reggiano, 12,98 euro al kg al supermercato contro 27,5 euro al kg sotto il Salone, e per le olive taggiasche, 15, 95 euro al kg al supermercato e 24, 5 euro al kg sotto il Salone. Prezzo simile per il petto di pollo, che se al supermercato costa 8,59 euro al kg, sotto il Salone costa 9, 50 euro.

Solidarietà. Ieri gli esercenti del Salone hanno incassato la solidarietà dei commercianti dell’associazione “In Ghetto”. «Quella che è stata avviata è una battaglia comune che ha un solo obiettivo», dice il presidente Paolo Bertin, «riportare la clientela in centro, far rivivere la città».

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