Spandau Ballet, 30 anni dopo E non è solo per nostalgia

Venerdì al Palafabris di Padova l’atteso concerto della band di Tony Hadley Un ritorno che fa felici i vecchi fans. Ma la qualità della loro musica è ancora alta
Di Matteo Marcon

PADOVA. Cosa siano capaci di fare oggi su un palco delle star come gli Spandau Ballet ce l'ha dimostrato l'ultima edizione del Festival di Sanremo. Durante la terza serata, Tony Hadley e compagni sono letteralmente saliti in cattedra regalando ai milioni di spettatori incollati alla tv, 4 minuti e mezzo di emozioni, stile e grande musica. È bastato un breve medley di tre canzoni, “Through the barricades”, “Gold” e “True” (diciamolo, non proprio canzoni qualunque) per tuffarsi nell'epoca d'oro del pop anni '80. Cosa ci si debba aspettare per un intero live, i nuovi e vecchi fan del Nordest potranno scoprirlo venerdì prossimo in occasione dell'atteso concerto al Palafabris di Padova (Biglietti da 34,50 euro, tel. 049 8644888 ). Dopo la loro apparizione televisiva, infatti, gli Spandau Ballet la prossima settimana, nell'ambito del secondo tour internazionale dalla reunion del 2009, saranno protagonisti di cinque date in Italia: saranno martedì al Forum di Assago, il 26 a Torino. Quella del 27 a Padova, unica nel Nordest, è una tappa intermedia prima di passare per Firenze (28 marzo) e Roma (30).

Quello degli “Spands” è un ritorno in grande stile, giustificato dal mai sopito amore dei fan (l'antitesi con Duran Duran è ormai sepolta dalla patina del tempo) e dall'innegabile qualità della loro musica. Trent'anni fa e più, negli studi di registrazione dove si forgiavano le grandi hit del movimento new romantic, pur sperimentando con l'elettronica, tutti gli strumenti tecnologici che oggi hanno soppiantato le bobine analogiche consentendo un editing spinto e i prodigi dell'autotune, ancora non esistevano. Potrà sembrare un dettaglio, ma ascoltando gli Spandau Ballet, in primis la voce ancora impeccabile di Tony Hadley, il loro groove e le evocative svisate al sax di Steve Norman, questo fa più che mai la differenza. E quei 25 milioni di dischi venduti in tutto il mondo, quelle folle oceaniche ai concerti e sotto gli alberghi alla spasmodica ricerca di un autografo, anche dopo vent'anni di silenzio, durante i quali ognuno ha seguito le proprie strade (Gary e Martin Kemp, rispettivamente chitarrista e bassista si sono dedicati al cinema), acquistano un senso. Sciolti nel 1990 e riuniti nel 2009, pubblicando la raccolta “Once More” che contiene due inediti, gli Spandau Ballet rimangono incontrastati simboli degli anni '80. Negli ultimi tempi gran parte delle nuove produzioni in ambito pop ha preso a piene mani dalla loro lezione stilistica. Loro rimangono originali e inimitabili. La data di venerdì è uno degli eventi di questa primavera. Per i fan più accaniti, in preparazione al concerto, da non perdere è la visione del documentario: “Soulboys Of The Western World” che dà anche il nome al tour.

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