Stangata estiva per l'alimentare. Rischio aumenti e licenziamenti

Confartigianato Padova: «Bollette dell’energia raddoppiate, da 2.700 a 4.300 euro»,

Bertelli: «Lavoriamo in perdita per non chiudere. Azzerare Iva per gli alimenti»

Elvira Scigliano
TREVISO. PANIFICIO FANTON IN VIA RICATTI
TREVISO. PANIFICIO FANTON IN VIA RICATTI

PADOVA. «Questo è un allarme grave che qualcuno deve raccogliere: gli oltre 1.300 laboratori artigiani – birrifici, caseari, cioccolatieri, gelatieri e pasticceri, lavorazione carni, molitori, panificatori, pastai e ristorazione – rischiano di chiudere». Paolo Bertelli, presidente della categoria artigiani dell’alimentare di Confartigianato Imprese è preoccupato: «Quello che ci crea più angoscia», spiega, «è sicuramente il rincaro del costo dell’energia: elettricità e gas. Da inizio anno i costi sono più che raddoppiato e nel solo mese di luglio il Caem – il nostro consorzio per l’energia – stima un ulteriore +55%. Per dare un ordine di grandezza, prendiamo, ad esempio, un’azienda che consuma circa 10.000 kWh in un mese, se sulla competenza di giugno (fattura ricevuta a metà/fine luglio) ha sostenuto un costo di 2.700 euro come spesa pura di vendita, sui medesimi consumi è presumibile che a luglio (fattura che riceverà a metà/fine agosto) andrà a spendere 4.200-4.300 euro».

Il presidente Confartigianato alimentare Paolo Bertelli
Il presidente Confartigianato alimentare Paolo Bertelli

Materie prime

Alla grande preoccupazione per gli aumenti delle bollette va aggiunto un rincaro continuo dei prezzi delle materie prime: farina, burro, lieviti, olio, marmellate, cioccolato. Risultato? «Da tutta la provincia, i colleghi mi dicono che temono di non poter mantenere gli attuali livelli occupazionali. Non possono infatti scaricare tutti questi aumenti sul prezzo del prodotto finito e così molti lavorano in perdita per mantenere il rapporto con i clienti», spiega Bertelli. «Si capisce da sé che non potremmo reggere ancora per molto. Il caro energia ci ha già messo in ginocchio. Ci sono centinaia di imprese a rischio chiusura. La situazione è grave e all’orizzonte c’è un autunno davvero difficile. L’intera filiera alimentare artigiana padovana – che per inciso dà lavoro a 5. 464 persone – è ad un passo dal baratro».

Pessimo tempismo

Questa tempesta perfetta arriva proprio nel momento sbagliato perché il settore dell’alimentazione artigianale stava uscendo dalla crisi del Covid: «La clientela stava dimostrando attenzione all’importanza degli alimenti locali, di qualità, fatti con materie prime garantite, made in Italy, certificate», aggiunge Bertelli, «Il rischio adesso è che a partire dai prodotti alimentari si scateni ulteriormente l’inflazione. Per ora al banco si registrano lievi rincari, siamo convinti che non si rinuncerà al prodotto di qualità artigiana, ma quanto sarà disposto a pagare il cliente medio? Serve un intervento sull’intera filiera, altrimenti fra poco sopravviverà solo la grande distribuzione».

Calmierare i prezzi

«Serve una duplice azione», conclude Bertelli, «Primo bisogna proseguire e, se possibile, aumentare i ristori per le bollette, rendendole meno pesanti sulle nostre aziende. Secondo confidiamo nel DL Aiuti che, come anticipato dal ministro Brunetta, potrebbe contenere l’azzeramento del 4% di Iva che grava sui nostri prodotti»

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