Stefano Contini: «È Londra la nuova capitale dell’arte»

di Adina Agugiaro
Giacca di velluto nero, camicia bianca aperta, jeans: Stefano Contini potrebbe sembrare uno degli artisti del suo team. Nella Cortina di fine anno, il gallerista di origine toscana e veneziano d’adozione è il personaggio del momento. La “ Contini “ di fronte al Posta è punto d’incontro di un nuovo e internazionale giro di turisti e clienti: gli stessi accorsi a maggio in New Bond Street a Londra per l’inaugurazione di Contini Art Uk : come la duchessa di Kent o come Bianca Jagger, tutti intorno al 39enne Cristian , il più grande dei cinque “bambini” Contini, come li chiama papà, a dedicare il nuovo spazio allo scultore polacco Igor Mitoraj. Mentre a Cortina gli spazi espositivi del più gallerista e mercante d’arte accolgono antologiche di Cesetti, Guidi, Arlati e dell’ironico, iconoclasta Giuseppe Veneziano.
Stefano Contini, un suo ritratto al volo?
«Nato a Pistoia nel ’50, da decenni risiedo a Venezia dove ho due gallerie, una vicina a campo S. Stefano e una in Calle Larga XXII Marzo. A 23 anni responsabile della Rizzoli Finarte in Veneto, l’attacco alla casa editrice, gli anni caldi della politica e la previsione di un progressivo distacco del mercato dai libri, mi convinsero a mettere la mia esperienza di manager dell’arte a disposizione di una alternativa: mercante d’arte e gallerista. Fu così che prelevai la Galleria Arte Italia con sedi ad Asiago e Mestre e cominciai a trattare nomi quali Augusto Murer e subito dopo il grande Zoran Music. Che, nato in un paesino dell’attuale Slovenia, fu per me la base di partenza verso un contesto artistico internazionale».
Per quale motivo si diventa mercanti d’arte?
«Per amore. Se il collezionare è una droga, io ne sono famelico consumatore e spacciatore, oggi più interessato alla mia collezione privata che a un lavoro ormai consolidato. Non vendo sempre le stesse cose. Per me il lavoro è promozione nel mondo di artisti individuati uno a uno e premianti per le scelte fatte. Sono il primo a credere in loro e a comprare un quantitativo di loro opere che fanno dei miei collezionisti i membri di una società, di cui io detengo il pacchetto di maggioranza».
Esiste un collezionista tipo?
«No: l’arte si compra per passione, per il gusto di possedere la cosa che piace e che entra in casa come un parente. È vero che nei momenti di crisi come l’attuale è considerata un bene rifugio che premia più di diamanti e azioni. Ma prima di tutto testimonia la cultura di un popolo, è l’ espressione della genia dell’uomo».
Si parla molto di lobbies dei mercanti d’arte.
«Il collezionista intelligente distingue tra mode e arte di qualità, la pubblicità non è verità e le indubbie spinte . speculative sono determinate dall’ avvento di nuove ricchezze non ancora mature. Ma in 40 anni ne ho visti di artisti sotto speculazione finiti in un flop. Ho resistito alle offerte dei poteri forti pur d’essere libero».
A quale dei suoi artisti è più affezionato?
«Due mesi fa ho perduto Igor Mitoraj, l’artista del cuore, che rappresenterò per sempre. Ho un grande rispetto per Enzo Fiore, da 20 anni rappresento Botero in Italia e da dieci Fabrizio Plessi. Ho l’onore di rappresentare il cubano Julio Larraz, Robert Indiana, un grande della Pop Art».
Perché una Contini a Londra?
«Al momento l’Italia non dà certezze e impone tasse pesanti, mentre un imprenditore come me deve cercare un futuro. Le opere d’arte hanno bisogno di un mercato sereno, ricco ed è a Londra che si è concentrata la ricchezza mondiale, italiana compresa».
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