Strage del rapido 904: il giudice va in pensione, il processo slitta

FIRENZE. Occorrerà ricominciare da capo il processo d'appello a Firenze per la strage del rapido 904 che vede come unico imputato Totò Riina. Il processo è stato infatti rinviato a data da destinarsi per l'imminente pensionamento del presidente della corte Salvatore Giardina, previsto per i primi di ottobre. Sarà necessario risentire tutti i testimoni ascoltati in primo grado, oltre alle nuove testimonianze di sei boss che era stato deciso di interrogare in appello.
La corte, nell'udienza del 4 settembre 2017, ha stabilito il rinvio per consentire il completo svolgimento della nuova istruttoria, che l'attuale collegio giudicante non avrebbe potuto portare avanti a causa dell'imminente pensionamento del giudice. Totò Riina in questo processo era stato assolto in primo grado, sentenza contro la quale la pm Angela Pietroiusti aveva deciso di ricorrere in appello.
Secondo quanto spiegato dalla Corte, il rinvio a data da destinarsi è stato disposto in virtù delle recenti modifiche apportate all'articolo 603 del codice di procedura penale - riforma Orlando - che impongono al giudice, nel caso di appello del pubblico ministero contro una sentenza di proscioglimento, di disporre la riapertura completa dell'istruttoria. Riina si era predisposto a seguire l'udienza in barella, in videoconferenza dal carcere di Parma dove si trova detenuto. Al comma 3 bis si prevede che "nel caso di appello del pm contro una sentenza di proscioglimento per motivi attinenti alla valutazione della prova dichiarativa, il giudice dispone la rinnovazione dell'istruzione dibattimentale".
Accanto a lui, in collegamento dal penitenziario, anche il suo legale Luca Cianferoni. Per la strage del Rapido 904, nella quale trovarono la morte 16 persone e 260 rimasero ferite, ci furono a suo tempo condanne, tra cui quella di Pippo Calò, uno dei fedelissimi del boss Riina.
Erano le 19.08 del 23 dicembre 1984 quando due valige, piene di esplosivo, furono messe sulla rete portapacchi del corridoio della carrozza numero 9 del rapido 904, partito d Napoli intorno a mezzanotte e diretto a Milano. Quegli esplosivi, azionati da un sistema di trasmissione radiocomandato, scoppiarono in galleria. Fu una strage che scioccò l'intero Paese.
"Si tratta di un rinvio imposto dal mutato quadro normativo, per il resto non c'è altro da dire". Questo il commento dell'avvocato Luca Cianferoni, legale di Totò Riina, commentando il rinvio a data da destinarsi del processo d'appello per la strage del Rapido 904, che vede come unico imputato il boss mafioso. Il processo d'appello per la strage dovrà dunque ricominciare da capo.
"Dal punto di vista delle famiglie c'è grande sconforto perché dopo tanti anni non si è ancora arrivati a nulla, ma si tratta di una legge dello Stato, c'è poco da fare". Così ha detto l'avvocato Danilo Ammannato, legale di parte civile. "Purtroppo c'è stata questa doppia coincidenza - afferma ancora Ammannato - e cioè la legge che entrata in vigore il 3 agosto e il pensionamento del presidente della Corte. C'è poco da fare".
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova