Studenti vandali al liceo Curiel «Tutto questo non è goliardia»

Il tribuno e il presidente del Comitato 8 febbraio prendono le distanze dai disordini «Non erano goliardi, noi avvisiamo i presidi della liberazione delle matricole»

PADOVA. «Goliardia è cultura e intelligenza: quello che è successo sabato scorso al Curiel non ha nulla a che vedere con la Feriae Matricularum». Lo dicono assieme Alessandro Canova, o meglio Alexandros, tribuno degli studenti dallo scorso 8 febbraio, e Stefano Baroni, presidente della fondazione Comitato 8 febbraio, che tutela appunto il buon nome della goliardia. Quest’ultimo, appunto, pronto anche a costituirsi parte civile in un eventuale procedimento contro i vandali che, sabato scorso, all’interno dell’istituto dell’Arcella, hanno acceso fumogeni, fatto esplodere petardi e infranto il vetro di una porta.

«Durante le feste matricolari c’è anche la liberatio scolarum, ma è stata sempre organizzata dai goliardi inviando preventivamente una mail al provveditorato e ai presidi delle scuole interessate. La tradizione è quella di entrare, attorno alle 10 del mattino, nelle classi e spiegare chiaramente agli studenti il perché di quel gesto. Poi li accompagniamo al Bo e gli spieghiamo la parte storica di questa tradizione, mostrandogli anche la loro futura vita da studenti – racconta, entrando nel dettaglio, il tribuno – Nessuna delle persone che erano al Curiel era parte della goliardia. Si trattava di solo di ex studenti di quella scuola».

Una presa di distanza chiara. Anche perché questo episodio rischia non solo di rovinare la festa delle matricole (che è stata celebrata, come da tradizione, con la corsa dei carri, i banchetti sul Listòn e il concerto della polifonica Lenguazza) ma l’immagine stessa della goliardia: «Tutto quello che noi organizziamo è sì satirico e divertente, ma sempre nel rispetto di tutti – sottolinea Alexandros – C’è un abuso del termine goliardia che spesso viene associato al vandalismo, quando non c’è nulla di goliardico».

Anche dal punto di vista storico, nonostante a volte ci siano state delle critiche e difficoltà, i goliardi si schierano dalla parte dei presidi: «È accaduto negli anni che ci siano stati episodi di chiusura delle scuole per non far entrare i goliardi, anche perché c’era una satira, più o meno grossolana, nei confronti dei professori – è il racconto di Sartori – Ma non bisogna mai trascendere: se ci sono degli eccessi è sbagliato, i danneggiamenti non ci appartengono. E non è bello che possano essere ricondotti alla goliardia».

Nella tradizione storica delle Feriae Matricularum, che si svolgono due volte l’anno (a inizio novembre e l’8 febbraio), ci sono attività ludiche e anche solenni “scherzi” alla città, ma mai nulla di violento o vandalico. «Da qualche anno c’è anche un abuso di eventi e feste in discoteca che richiamano questa festa – sottolinea il tribuno – Naturalmente ognuno decide di festeggiare come crede. Ma la tradizione è quella che portiamo avanti noi».



 

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