Studiosi al capezzale del Tondo bizantino dell’imperatore

Il bassorilievo del XII secolo è in un campiello veneziano È una delle più preziose testimonianze al mondo dell’epoca
Di Alberto Vitucci
INTERPRESS/GF.TAGLIAPIETRA. BASSO RILIEVO IN CAMPIELLO ANGARAN SAN PANTALON.
INTERPRESS/GF.TAGLIAPIETRA. BASSO RILIEVO IN CAMPIELLO ANGARAN SAN PANTALON.

di Alberto Vitucci

Sul muro in mattoni di campiello Argaran, dietro San Pantalon, c’è - abbandonato e sconosciuto ai più - uno dei più preziosi bassorilievi del mondo. Una scultura di epoca costantinopolitana (secolo XII) in marmo greco, del diametro di un metro, che raffigura un imperatore bizantino a figura intera. Opera d’arte preziosissima, che rischia di andare distrutta. Da almeno tre secoli è esposta all’esterno, e l’inquinamento e il degrado hanno fatto la loro parte. Tanto che il bassorilievo rischia di andare perso per sempre. Un allarme inascoltato, quello lanciato dagli studiosi. Che adesso, grazie all’aiuto di esperti e del Centro Tedesco di Studi Veneziani, organizzano a palazzo Barbarigo della Terrazza una giornata internazionale sul prezioso reperto. E sul grande patrimonio della scultura erratica veneziana. Pàtere, formelle, stemmi, statuette e bassorilievi che a Venezia si trovano numerosi negli angoli più nascosti. «Un fenomeno tipicamente veneziano», dice il professor Lorenzo Lazzarini, direttore del Laboratorio di pietre dure dell’Iuav, tra gli organizzatori del convegno, «abbiamo un patrimonio immenso di scultura cosiddetta minore che sta andando in rovina tra l’indifferenza generale. Pezzi come il bassorilievo bizantino dovrebbero essere staccati, restaurati e poi conservati in un museo».

Il “Tondo” di campiello Argaran è di proprietà privata. Nel 1974 era stato esposto alla mostra “Venezia e Bisanzio”. E come ricorda Alberto Rizzi nel suo storico volume “Scultura erratica” ne fu chiesta la cessione al museo Correr. Ma i proprietari si opposero, e il bassorilievo tornò nella sua collocazione originaria. Adesso però la Soprintendenza ha messo finalmente il vincolo sulla scultura. E i riflettori su un pezzo importante di storia veneziana si sono riaccesi. Il bassorilievo di Ca’ Argaran è unico al mondo. Ne esiste soltanto una copia - di epoca medievale, forse fatta a Venezia - custodita nel centro di ricerca di Dumbarton Oaks a Washington. Anche la tipologìa della scultura è rarissima: l’imperatore bizantino, che molti studiosi hanno identificato in Alessio I Comneno (1081 -1118) è ritratto a figura intera. In abiti cerimoniali reca i simboli del potere universale (il labaro e il globo crucigeno). Secondo gli studiosi si tratta di «due esempi rarissimi di arte ufficiale che per qualità e dimensioni non hanno uguali al mondo».

Obiettivo del convegno di studi sarà intanto quello di risolvere l’enigma dell’opera, alla luce di confronti iconografici, della numismatica e della sigillografia dell’arte bizantina. Si tratterà poi di valutare lo stato di conservazione del “Tondo” veneziano e le proposte di restauro. Di questo parlerà il professor Lazzarini, che ha al suo attivo decenni di studi preziosi sui marmi e le pietre della Basilica di San Marco, la provenienza dei marmi dalle isole greche e dal Mediterraneo, la tipologìa dei restauri su colonne e murature. Amalia Basso, della Soprintendenza veneziana, parlerà infine del problema del restauro della scultura esterna a Venezia. Un’emergenza sotto traccia, che sta mettendo a rischio gran parte del patrimonio delle sculture erratiche della città storica. Molteplici le cause, tra cui il degrado ambientale e l’inquinamento atmosferico, con i fumi e i carburanti allo zolfo che hanno in qualche caso definitivamente cancellato le tracce artistiche dell’opera. Una catalogazione e un piano di intervento che si rendono ormai necessari, per aggiornare il grande lavoro svolto qualche decennio fa da Alberto Rizzi. Con piani di intervento e restauro a tutela di una parte importante della storia veneziana.

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