Stupro in centro a Padova, c’è l’ identikit: «Un uomo alto di circa 50 anni»

PADOVA. «Aveva il dente canino sinistro storto, fuori dalla bocca, labbra sottili, corporatura robusta, alto circa un metro e ottanta». Età tra i 45 e i 50 anni, carnagione olivastra, capelli corti e brizzolati, barba incolta, viso magro a forma allungata. Eccolo l’identikit dell’uomo che, secondo la denuncia, avrebbe rubato un rapporto sessuale a una ragazza di 21 anni la notte di Natale. Una serata iniziata in ristorante con un gruppo di amici, proseguita in un locale del ghetto e terminata in un materasso sotto ponte San Giovanni delle Navi. Nel locale ora si concentrano le ricerche della polizia. Ma c’è un grande punto interrogativo, riguarda la borsa della ventunenne.
La dinamica
Dunque c’è una cena con quattro amici («Ho bevuto tre bicchieri di vino»), c’è un dopo cena nel locale del ghetto («Ho bevuto due Negroni, non ho mai perso di vista il bicchiere») e c’è un risveglio traumatico su un vecchio materasso abbandonato sull’argine delle riviere del centro («Quando mi sono svegliata alle 7.30 sopra di me c’era un uomo che non conoscevo. Ero incapace di muovermi»). C’è poi un referto che la giovane ottiene in ospedale e che indica 30 giorni di prognosi per “riferita violenza sessuale”. La Squadra mobile della polizia non ha perso tempo. Sta cercando di capire quanto sia attendibile il racconto della ragazza ma si sta anche già muovendo con interrogatori e ricerche. Il materasso è stato trovato e su quello sono stati svolti rilievi a caccia di tracce biologiche. Ora gli investigatori stanno ricostruendo la nottata attraverso le testimonianze dei presenti: i quattro della cena e due amici incontrati successivamente nel locale del ghetto.
Il giallo della borsa
C’è un aspetto su cui vale la pena fare luce al più presto. La ragazza, a un certo punto della serata, consegna la borsa a un amico. Se ne ricorda solo il mattino successivo (il giorno di Natale), quando gli manda un messaggio via Whatsapp chiedendogli cosa fosse successo durante la notte. «Mi ha detto che si era tenuto la mia borsa a tracolla e che, verso le 2, era rientrato a casa e che mi aveva inviato un messaggio per avvisarmi. Gli ho chiesto se avesse visto se mi ero allontanata dal locale da sola e mi ha detto che, semplicemente, dopo un po’ non mi ha più visto». Perché consegnare la borsa a un amico e portarsi via il telefonino?
Le indagini
È chiaro che il locale del ghetto è uno snodo chiave di questa vicenda. Lì si concentrano quindi le ricerche degli uomini della Mobile. Bisogna capire se l’uomo con il canino sporgente e la carnagione olivastra possa essere un volto conosciuto dai gestori. Nella denuncia presentata dalla donna (assistita dall’avvocato Salvatore Frattallone e dalla psicologa-criminologa Barbara Bononi) in nessuno passaggio si fa riferimento al fatto che il presunto violentatore possa essere uno straniero o un senza fissa dimora. Non uno sbandato che vive sulla strada, quindi. Magari è pure un volto noto. Le immagini riprese dalle telecamere di videosorveglianza potrebbero aiutare le indagini. Dal ghetto a ponte San Giovanni delle Navi i percorsi possibili non sono molti. —
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