Su tutti gli scuolabus diventa obbligatorio avere un sorvegliante

 
PIAZZOLA.
Se un Comune offre il servizio di trasporto scolastico per le scuole elementari e le medie, è tenuto anche a fornire un accompagnatore sui mezzi impiegati.  In caso contrario, deve rispondere degli eventuali danni che i minori stessi dovessero causare durante il trasporto. Nonché delle eventuali lesioni provocate ai minori da episodi di bullismo, purtroppo ormai ben più frequenti degli incidenti stradali in cui incappano anche gli scuolabus, durante il tragitto casa-scuola e viceversa.  Lo ha stabilito la terza sezione civile della Corte di cassazione, chiamata ad esprimersi su un grave episodio di violenza accaduto nei mesi scorsi in provincia di Perugia, dove un minore aveva riportato gravi lesioni alla colonna vertebrale dopo essere stato ripetutamente colpito con la cartella da un compagno più grande sullo scuolabus che li riportava a casa.  
Il nuovo obbligo.
La Cassazione, con la sentenza numero 23464 del 19 novembre 2010, spiega che si tratta di un obbligo generale per cui l'ente pubblico è comunque tenuto a «garantire la presenza di un accompagnatore, oltre all'autista, nella gestione del servizio di trasporto scolastico» e ciò in considerazione dell'età dei trasportati.  
Più sicurezza.
I comuni quindi devono adottare tutte le «cautele occorrenti per tutelare la sicurezza dei minori». Il caso in questione riguardava l'aggressione, avvenuta in Umbria e subita da un ragazzo ad opera di un compagno, per un posto da occupare sull'autobus. A seguito delle lesioni riportate, il Comune era stato condannato a pagare circa 130 mila euro ai genitori della vittima. La sentenza, confermata in appello, è stata impugnata di fronte alla Corte di cassazione, che ha però respinto il ricorso ponendo di fatto l'obbligo di un accompagnatore.  
Una patata bollente.
Per le casse degli enti locali, già schiacciate tra contenimento della spesa pubblica e dal vincolo del patto di stabilità, è un bel problema. Ma quanti comuni sono già in regola? Quasi nessuno.  
Nel Destra Brenta.
Solo due Comuni hanno personale di sorveglianza nei pullman. E quanto costerà mettersi in regola? Qualche migliaio di euro, che inevitabilmente andrà a ricadere sui costi alle famiglie. In media un Comune spende 500 euro a ragazzo per il trasporto scolastico. Ne recupera dalle famiglie neanche la metà. «Verrebbe quasi più facile sospendere il servizio ed erogare direttamente agli utenti un contributo per le spese di trasporto - riflette l'assessore all'istruzione di
Piazzola
Alessandro Paiusco - Con tre poli scolastici (Presina, capoluogo e Tremignon) il trasporto diventa indispensabile e complesso. E' una spesa non indifferente. Ci stiamo già adoperando per avere servizi di verifica e controllo, anche se non "giornalieri" come la sentenza imporrebbe. Si tratterebbe quindi di rafforzarli, e può anche essere giusto e corretto, oltre che per quella dei ragazzi anche per l'integrità degli stessi mezzi, visto che da noi la maggior parte dei problemi è quest'ultima. Valuteremo insieme alla scuola il da farsi. Abbiamo in mente, e già sentito qualche comitato genitori, di istituire il piedibus, un sistema ecologico ed educativo molto interessante».  
L'alternativa.
Sarebbe rappresentata dai volontari, anche se l'impegno non è di poco conto. Il Comune di
Campo San Martino
, ad esempio, ha una convenzione con l'Auser in base alla quale eroga un contributo all'associazione in cambio del servizio di accompagnamento. Analoga iniziativa a
Carmignano di Brenta
: «Il peso normativo sta diventando veramente una follia - sbotta però il vicesindaco Alessandro Bolis - Noi abbiamo dei volontari che a turno sono presenti negli scuolabus. C'è comunque un costo di 7-8.000 euro l'anno per questo servizio, che è molto buono ma ha il suo "peso" in bilancio. E stiamo valutando anche noi il piedibus».  

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova