Superati tutti i limiti di benzopirene nell'aria. «Da dieci anni Padova è malata»

È lo stesso inquinante cancerogeno dell’Ilva di Taranto. Legambiente: «Ora limitare il pellet e ridurre il traffico»

PADOVA. Padova malata (quasi) come Taranto. Non ci sono solo polveri sottili e ozono ad inquinare l’aria della città del Santo, ma anche il benzopirene, lo stesso idrocarburo prodotto dalle acciaierie del’Ilva nella città pugliese. Anche per questo inquinante il limite di legge, nel nostro territorio, è stato abbondantemente superato soprattutto a causa del traffico e del riscaldamento domestico a pellet. Una situazione che riaccende la spia dell’emergenza smog, secondo Legambiente: «È un inquinante ignorato dalle amministrazioni, nonostante il nostro allarme lanciato già vent’anni fa».

COS’È IL BENZOPIRENE

«È il più pericoloso inquinante della famiglia degli idrocarburi policiclici aromatici – rivela Lucio Passi, responsabile delle politiche antismog dell’associazione – È cancerogeno, teratogeno e mutageno, purtroppo tristemente noto per i danni alla popolazione causati dalle emissioni dell’acciaieria di Taranto. È così tossico che è monitorato non in microgrammi o milligrammi, come per inquinanti più noti, ma in nanogrammi». Infatti il limite di legge è di un nanogrammo, ossia un miliardesimo di grammo, per metro cubo d’aria. E quindi anche un solo decimale in più o in meno può fare una grande differenza.

AD UN PASSO DA TARANTO

È proprio Legambiente a rivelare il superamento dei limiti a Padova dal lontano 2001. «Questa soglia è stata abbondantemente superata anche lo scorso anno, perché la media tra le centraline urbane è risultata di 1,3 nanogrammi – riferisce Lucio Passi – E purtroppo da quando è monitorato in città il limite di legge è stato praticamente sempre superato, ma sempre ignorato da tutte le amministrazioni. Nel 2001 abbiamo registrato una concentrazione pari a 1,7 nanogrammi. Per comprendere l’ordine di grandezza, senza però fare indebiti parallelismi, basta sapere che prima dello spegnimento di diversi forni dell’ex Ilva, nel Rione Tamburi di Taranto, il più colpito da cancro e malattie, la media del benzopirene lì si aggirava attorno ad 1, 8 microgrammi».

L'andamento della presenza del benzopirene a Padova dal 2010 al 2020
L'andamento della presenza del benzopirene a Padova dal 2010 al 2020


I DANNI E LE CAUSE

A Padova le ultime cinque medie annuali hanno registrato valori di benzopirene che vanno da 1,1 ad 1,4 nanogrammi. Numeri pericolosi e altamente cancerogeni per l’uomo: «L’esposizione cronica al benzopirene è altamente dannosa, perché non viene inattivato ed eliminato dal nostro organismo, ma rimane al suo interno facilitando l’insorgenza di cancri cutanei e polmonari – spiega Passi – Ed è ritenuto anche causa di mutazioni genetiche, infertilità e disturbi dello sviluppo».

Le fonti di emissione e diffusione del benzopirene sono: riscaldamento domestico (in particolare a biomasse), autoveicoli, impianti industriali, inceneritori: «Va sottolineato che la molecola del benzopirene sfrutta le particelle di particolato come il Pm10 e il Pm2.5 a cui si attacca per spostarsi. Quindi, tutto quel che contribuisce ad abbattere le polveri sottili, che nell’agglomerato urbano di Padova sono prodotte per il 44% dal traffico, aiuta ad abbattere il benzopirene dell’aria».

MOBILITA' SOSTENIBILE

«Come Legambiente riteniamo sia urgente intervenire affrontando il problema incrociando due temi cruciali: quello della mobilità sostenibile e dell’uso dello spazio pubblico, prevedendo interventi ad hoc che, se integrati ad altre misure riguardanti il settore del riscaldamento, soprattutto alimentato a biomasse, produrranno benefici duraturi. In tutta Europa spira il vento della transizione ecologica. Speriamo riesca a raggiungere anche Padova, dissolvendola sua nube di veleni». —

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