Sviluppo locale «Bo come il Mit»

«La nostra Università, fatte le debite proporzioni, pesa di più sulla città di quanto Harvard o il Massachusetts Institute of Technology (Mit) incidano su Boston». Il problema, aggiunge però Rosario...
Di Matteo Marian
MARIAN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - PRESENTAZIONE PROGRAMMA ROSARIO RIZZUTO
MARIAN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - PRESENTAZIONE PROGRAMMA ROSARIO RIZZUTO

«La nostra Università, fatte le debite proporzioni, pesa di più sulla città di quanto Harvard o il Massachusetts Institute of Technology (Mit) incidano su Boston». Il problema, aggiunge però Rosario Rizzuto, è che l’ateneo padovano ha bisogno oggi di fare un salto di qualità sull’attenzione che dedica al territorio e su come viene riconosciuto nel mondo.

Il tema è noto e, a corrente alternata, anima il dibattito intorno al livello di integrazione tra università e città. C’è chi sostiene, ad esempio, che sarebbe curioso andare a spulciare l’anagrafe dei docenti per verificare quanti vivono in città. È una semplificazione, ma il risultato – che con buona approssimazione rivelerebbe una quota di prof residenti sul totale bassa – sarebbe comunque significativo sul grado di integrazione tra università e città. Non è tutto qui, ovviamente, ma l’esempio rappresenta comunque un punto di vista sul quale riflettere quando si parla del grado di sinergia tra i due mondi. Rizzuto vede un’ateneo attento al territorio in particolare su quattro aspetti: trasferimento tecnologico; medicina universitaria; musei, mostre e attività culturali; servizi alla persona e attività sociali. «L’Università» riflette il biomedico «deve far conoscere le sue attività, comunicare con il mondo produttivo, avvicinare la società alla cultura e alla scienza, sviluppare un’interazione concreta con le istituzioni e gli enti del territorio». Tutto questo attraverso un portale web in grado di meglio raccontare i risultati importanti raggiunti dall’Università, anche in termini di scoperte scientifiche. «Se si apre il sito internet di Oxford si capisce subito cosa hanno fatto di importante, ma spesso le nostre scoperte non sono da meno. Anzi. Il portale deve diventare una vetrina dei risultati dell’ateneo».

L’aspetto forse più controverso è quello del trasferimento tecnologico. La ricerca universitaria deve guardare anche a quello che oggi, magari, non è utile. Le imprese, in particolar modo quelle che hanno bisogno di colmare gap importanti di competitività, chiedono invece una ricerca immediatamente industrializzabile. Trovare un sentiero che tenga conto contemporaneamente delle due necessità non è semplice.

L’idea di Rizzuto, quanto al rapporto con Padova, è anche quella di organizzare incontri con la cittadinanza, attraverso la formula del question time. Un’ateneo, quindi, che parla alla città, che si sa raccontare e che è in grado di farsi conoscere a livello internazionale. «Serve un piano e del buon senso» puntualizza il candidato al rettorato. «Inutile internazionalizzare ciò che non ha senso». «Ci sono», illustra Rizzuto citando dati Ocse «3,5 milioni di studenti che studiano in un paese diverso da quello di origine. Se si vuole cogliere la sfida bisogna aprirsi alla cooperazione e alle reti internazionali. Costa fatica e la chiave è la credibilità». m.marian@mattinopadova.it

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