Tabacchi: «Safilo è stata distrutta l’aumento di capitale, solo finanza»

L’imprenditore padovano: non ho partecipato perché sono in disaccordo con la gestione

PADOVA. La famiglia Tabacchi ha creato Safilo, ne ha costruito il piccolo miracolo a Nordest. In un’Italia operosa, eroica nella sua determinazione imprenditoriale. In una terra povera ha creato il secondo gruppo degli occhiali al mondo. Eppure quella saga familiare oggi è finita. Cavalier Vittorio Tabacchi la Only 3T, azionista di Safilo, ha partecipato all'aumento di capitale?

«No».

Perché?

«Prima di tutto perché si trattava di milioni di euro e non di caramelle. E secondo motivo perché sono in disaccordo con l’attuale gestione».

Ma voi non avete votato contro in assemblea sull’aumento di capitale.

«Certo che non abbiamo votato contro, serviva. Ma l’azienda è stata distrutta da questa gestione. Sono contrario su tutto quello che è stato fatto. Sono arrabbiato».

Chi ritiene sia responsabile? Lei era stato in passato molto critico sull’ex amministratore Luisa Delgado, lo è anche con questa gestione?

«Il peccato è stata la assoluta ignoranza e non conoscenza del prodotto. Il modo in cui si è gestito il personale, gli investimenti fatti caso, non c’è stata nessuna pianificazione. Tante cose che solo un occhialaio sa e conosce. Questo non è un lavoro che si improvvisa».

Safilo è conosciuta nel mondo per la qualità dei suoi occhiali. Tanto che negli anni in cui c’era la famiglia avevate i principali marchi di proprietà dei due colossi del lusso francesi. Vi riconoscevano il savoir-faire.

«Pensi che io due volte all’anno andavo a Parigi a parlare con le maison. Non basta saperli fare gli occhiali, devi saper gestire i marchi. Devi saper gestire i rapporti con le persone, l’attenzione ai particolari, alle relazioni».

Ma in virtù di questo rapporto perché il gruppo Lvmh che ha ed aveva con Safilo accordi di licenza su marchi importanti ha chiesto a Marcolin di realizzare la joint venture sull’eyewear? Sa che si chiacchiera che erano venuti da Safilo prima di andare da Marcolin?

«Certo che sono venuti. E loro hanno detto di no. Quanto mi sono arrabbiato».

E perché mai avrebbero rifiutato?

«Perché non c’è una visione. La mia famiglia aveva una visione. Quando un’azienda ha una gestione familiare, la chiami anche padronale se vuole, ci deve essere un'organizzazione sì, ma deve pur esserci un uomo che ha una visione, ha dei programmi. Fare occhiali è difficile. Sei nella moda, ma sei anche nella meccanica e nella chimica. Devi fare un oggetto che sia bello e che si appoggia sulla pelle. Un occhiale modifica il viso di chi lo indossa. È un prodotto complesso, se non lo capisci non fai nessuna strada».

Però ora l’azionista Hal ha fatto l’aumento sono altre risorse per il rilancio.

«Lo dovevano fare prima l’aumento. E dovevano farlo loro, senza chiedere i soldi agli altri azionisti».

Così gli olandesi ora hanno il controllo.

«Che controllo ha? Di un’azienda che rischia di fallire?»

Secondo lei non si potrà recuperare?

«Non me ne frega più niente. Piangerò tutte le mie lacrime su questo disastro. Quando uno compra un’azienda, di solito, per un po’ tiene chi l’ha gestita prima, non è che la prendi e fai fuori tutti. Invece loro hanno buttato fuori tutti i miei manager».

Avrebbero dovuto tenere Roberto Vedovotto secondo lei?

«Su Vedovotto non voglio dire. Però avrebbero dovuto tenere mio figlio Massimiliano in cda. E chiedere a me, che un po’ di esperienza credo bene di averla, se volevo restare 3 giorni o 3 mesi. E invece...»

Ritiene che questa ricapitalizzazione non servirà?

«La mia idea è che sia un’operazione finanziaria, della parte industriale a loro non interessa. Ma ci pensa che hanno fatto l’aumento e si sono fatti pagare dalla società? Ma da quando si fa così? È solo finanza. Ora la saluto, credo di aver detto abbastanza».

 

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